La fuga in silenzio: cinque religiose lasciano la clausura

Cinque suore dell’Ordine cistercense hanno lasciato improvvisamente il monastero di San Giacomo di Veglia, a Vittorio Veneto, per trasferirsi in un’abitazione privata. Tre di loro, prima di allontanarsi, si sono presentate alla caserma dei carabinieri per segnalare che l’abbandono non era frutto di un allontanamento arbitrario, bensì motivato da gravi difficoltà vissute all’interno della comunità. Hanno parlato di pressioni psicologiche subite negli ultimi due anni e di un malessere culminato con il commissariamento pontificio del convento.

Commissariamento e sostituzione della badessa

La Congregazione cistercense ha disposto il commissariamento del monastero il 7 aprile scorso, con la nomina a superiora di madre Martha Driscoll, 81 anni, già abbadessa in Indonesia. A lei sono state affiancate madre Luciana Pellegatta e la professoressa Donatella Forlani. Il provvedimento, notificato il 21 aprile, è giunto a seguito di otto visite canoniche successive a un’indagine interna aperta da alcune denunce — in seguito archiviate — contro l’ormai ex badessa Aline Pereira, 41 anni, amazzonica e laureata in Economia. A lei sono stati imputati “atteggiamenti manipolatori” e “incapacità decisionale”.

Tensioni latenti e un cambiamento contestato

Il cambio al vertice ha generato ulteriore tensione in un ambiente già segnato da fratture. Le suore che hanno lasciato il monastero hanno parlato di un clima insostenibile instauratosi con la nuova gestione, descritta come rigida e restauratrice. La Diocesi di Vittorio Veneto ha dichiarato l’estraneità ai fatti, confermando però il commissariamento in seguito a “criticità nella vita comunitaria e nei rapporti interni”.

Il monastero tra spiritualità, impresa e accoglienza sociale

Il convento, oltre a essere un luogo di preghiera, è noto per le sue attività produttive: produce e vende miele, aloe, creme e Prosecco, grazie a una collaborazione con l’agriturismo “La Vigna di Sarah”. Le suore erano impegnate anche in progetti per bambini autistici e donne vittime di violenza. Con l’uscita delle religiose più giovani ed esperte, la prosecuzione di queste attività è ora a rischio.

Le ipotesi sulla rottura

Tra i fedeli e i residenti si diffonde l’idea che la linea “progressista” di suor Aline, aperta all’innovazione e al dialogo interculturale, abbia suscitato resistenze nell’ordine, portando al commissariamento. Le visite apostoliche hanno infine portato all’invio di una psicologa, che avrebbe parlato di “plagio” subito dalle suore rimaste fedeli all’ex badessa, determinando infine l’uscita volontaria del gruppo più coeso. L’intervento del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata ha posto il sigillo su una crisi che potrebbe avere strascichi ancora lunghi.