VATICANO — Il silenzio che regna attorno al conclave è solo apparente. Dietro le porte chiuse dell’Aula del Sinodo, le parole pesano come pietre, i gesti valgono più di mille comunicati. Nove congregazioni generali non sono bastate a fare emergere un favorito. Ma una cosa è certa: i cardinali non vogliono un Papa di transizione. Vogliono un profeta.
Il clima è febbrile. I 127 cardinali elettori — su 177 totali — si stanno scrutando, ascoltando, osservando con attenzione. Si cerca un uomo che non solo tenga insieme le opposte anime della Chiesa, ma che sappia osare una nuova visione. Troppo poco, oggi, limitarsi a "gestire". Il prossimo Papa dovrà affrontare sfide globali: guerre, secolarizzazione, crisi delle vocazioni, polarizzazione dottrinale. E dovrà farlo con umiltà ma anche con fermezza.
I temi caldi emersi nelle congregazioni? La missione della Chiesa nelle periferie del mondo. La necessità di parlare ai giovani, non con slogan, ma con autenticità. L'urgenza di riforme vere nella trasparenza economica e nella lotta agli abusi. La sinodalità, intesa non come slogan, ma come stile permanente. E una tensione forte: proseguire sulle orme di Francesco o cambiare rotta?
Tra i profili più citati, alcuni nomi ricorrono con insistenza. Matteo Zuppi, presidente della CEI, con il suo profilo dialogante e francescano. Luis Antonio Tagle, il cardinale delle Filippine, icona globale della Chiesa delle periferie. Péter Erdo, figura sobria e teologicamente solida, stimato dai conservatori. E poi Pierbattista Pizzaballa.
Sì, proprio lui: il patriarca latino di Gerusalemme. Un francescano, 60 anni, che ha attraversato i conflitti del Medio Oriente con il passo lento del costruttore di pace. Durante l’ultima guerra israelo-palestinese si offrì come ostaggio in cambio di bambini rapiti da Hamas. Gesto forte, non calcolato. Umano. Evangelico. Un profilo che oggi molti guardano con occhi nuovi.
Eppure, non c’è ancora un nome che metta d’accordo tutti. Per questo i cardinali hanno chiesto tempo. Lunedì 5 maggio ci saranno due sessioni di congregazione, una al mattino e una al pomeriggio. Per parlarsi, per capirsi. Per evitare errori.
Il conclave inizierà domani, dopo la Messa “Pro eligendo Romano Pontifice”. Da quel momento, sarà davvero “extra omnes”. E dentro, solo loro. A decidere non chi prenderà il timone della Chiesa. Ma chi avrà il coraggio di tracciare una rotta.
La fumata bianca potrebbe arrivare presto. Ma il fuoco, quello vero, arde già da giorni.