Napoli

"Abbiamo lavorato fino all’ultimo respiro", ha dichiarato ieri il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, intervenuto nell’aula magna dell’Università Parthenope per presentare uno studio sulle liste d’attesa sanitarie in Campania. Secondo quanto illustrato, le prestazioni classificate come urgenti (entro 3 giorni) o brevi (entro 10 giorni) vengono erogate nel 96% dei casi ai cittadini che ne fanno richiesta. “Un miracolo”, lo ha definito lo stesso presidente, considerando che la Campania ha 15mila dipendenti in meno rispetto alla media nazionale e riceve meno fondi di tutte le altre regioni nel riparto del Fondo Sanitario Nazionale.

La reazione dei cittadini: “La realtà è un’altra”

Ma fuori dai dati ufficiali, la percezione dei cittadini è profondamente diversa. Sono in molti a parlare di “liste d’attesa infinite”, di appuntamenti rimandati di mesi e di una sanità pubblica sempre meno accessibile. “È solo una presa in giro del presidente, si cura solo chi ha i soldi”, commentano con rabbia alcuni pazienti intervistati fuori dagli ospedali napoletani.

Questa discrepanza tra numeri e realtà vissuta ha alimentato nuove polemiche.

La sanità privata avanza, quella pubblica arranca

Il vero nodo resta sempre lo stesso: il sistema sanitario pubblico continua a essere oggetto di tagli, ritardi e scelte politiche discutibili, mentre la sanità privata guadagna terreno. Chi può permetterselo ricorre a visite a pagamento, evitando le lunghe attese del sistema pubblico; chi non può, invece, si trova intrappolato in un meccanismo che penalizza i più deboli.

Secondo alcuni osservatori, dietro il "miracolo" delle liste d’attesa si cela un sistema piegato dalla mancanza di risorse, dalla carenza di personale e da una governance sanitaria spesso più attenta alla propaganda che alle soluzioni concrete.