"Sottoscriviamo l’appello della madre di Giovanbattista Cutolo, conosciuto come Giogiò, il giovane musicista ucciso a Napoli il 31 agosto 2023 da un ragazzino di 16 anni: è necessario un provvedimento per l’inasprimento di pena, per noi sino a 2 due anni, per i minori o adulti detenuti che continuano ad usare i social".
Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato polizia penitenziaria, per il quale “è intollerabile che dal carcere attraverso il telefonino si continui ad offendere familiari di vittime e a sbeffeggiare lo Stato.
Da sempre noi sosteniamo - aggiunge Di Giacomo - che il principio della profonda differenza tra vittime e carnefici, a cui si richiama la signora Di Maggio, madre di Giogiò, va affermato in tutte le sedi e in tutti i modi. Non c’è forse luogo fondamentale per farlo come il carcere, istituto di rieducazione e non certo per fare spettacolo come accade per i rapper-detenuti o peggio ancora per minacciare, continuare a fare estorsioni, ordinare uccisioni e operazioni criminali. Per tutto questo siamo disponibili ad una raccolta di firme a sostegno della “Legge Giogiò” come vorrebbe chiamarla la signora Di Maggio.
È di oggi la notizia che la Procura di Catania indaga Baby Gang in merito alla vicenda del concerto a Catania dove il cantante rap ha mostrato dal suo telefonino immagini del boss Niko Pandetta.
Siamo stati tra i primi a denunciare la gravità del fatto soprattutto per il messaggio inviato da “eroi del crimine” a giovani che seguono fiction come Gomorra e Mare Fuori e mitizzano un modello di criminalità e di carcere. Ma attenzione: se per i giovanissimi è “tendenza”, come sostengono magistrati anti mafia in trincea nella lotta alle mafie, l’uso dei social è invece dimostrazione di potere e contiene persino messaggi di comando inviati all’esterno.
Noi lo stiamo denunciando da tempo: dalle carceri l’uso disinvolto del telefonino non deve essere consentito. In questo scenario di sempre più allarmante emergenza carcere l’appello della madre di Giogiò ha un maggiore valore sociale e civile.
Governo, Parlamento e politica non continuino a “girare la faccia” perché negli istituti si continua a fare spettacolo e peggio ancora a comandare comodamente in cella via chat”.