"Insufficienti e incomplete": così la Corte di Cassazione ha giudicato le motivazioni dell'ordinanza cautelare che, lo scorso novembre, portò all'arresto - tra gli altri - dell'imprenditore scafatese Giuseppe Cipriano, coinvolto - secondo la Procura di Salerno - nell'omicidio di Angelo Vassallo.
La Suprema Corte ha annullato l'ordinanza nei confronti di tutti gli indagati - tra cui il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo e l'ex carabiniere Lazzaro Cioffi -, rimandando le carte al Riesame per un nuovo esame.
"Il Tribunale non esclude che Ridosso abbia effettivamente operato il depistaggio di cui hanno parlato D'Atri e Casillo - si legge nelle motivazioni - ma osserva che tale attività è stata operata ai danni di un soggetto, Giuseppe Cipriano, di cui risulta comunque provato il coinvolgimento nell'organizzazione dell'omicidio; tale osservazione non agganciata ad alcuna evidenza probatoria o argomento logico risulta una mera congettura", si legge nel testo redatto dagli ermellini.
Per i giudici, inoltre, l'ordinanza ha seguito "un percorso argomentativo incompleto la cui tenuta logica è stata significativamente compromessa dall'omessa considerazione di gran parte dei rilievi difensivi rimasti privi di risposte esaustive".
Soddisfatto l'avvocato Giovanni Annunziata, legale di Cipriano: "La motivazione recepisce in toto le argomentazioni difensive, ribaltando il quadro indiziario ed evidenziando lacune nella ricostruzione prospettata dalla Procura che, per vero, la difesa, fin dalla prime battute del procedimento, aveva già evidenziato. Rimaniamo fermamente convinti della estraneità ai fatti dell'imprenditore Giuseppe Cipriano, il quale, tuttavia ed allo stato, ha già patito 5 mesi di custodia cautelare in carcere, in regime di alta sorveglianza presso la casa circondariale di Reggio Calabria. Nondimeno, questa vicenda, riattualizza una ormai vecchia polemica sull'utilizzo della custodia cautelare in carcere prima della celebrazione dei processi", le parole dell'avvocato salernitano.