Avellino

Il ruggito del sindaco (ex) leone

Lo ricorderemo così: in piedi, fiero, con la camicia stirata e lo sguardo da chi “io sono il capo branco”, mentre snocciolava numeri da far impallidire la Corte dei Conti: “16 consiglieri e 7 assessori stanno con me”. Una dichiarazione d’amore a sé stesso, detta a mo’ di conferenza stampa, come solo un vero maschio alfa sa fare. E invece, oggi, Gianluca Festa si ritrova con la pettorina da riscaldamento in panchina. In tribuna, a dire il vero. E neanche quella d’onore allo stadio Partenio, dove le decisioni ormai le prendono altri.

Dalle minacce alla carezzina sul Bilancio

Ma l’alfa, si sa, non molla. E quindi, eccolo, come in una telenovela di quart’ordine: prima minaccia di staccare la spina alla sindaca Laura Nargi, poi – oplà – promette fedeltà sul bilancio. Proprio lui, che fino a poco fa parlava di “incapacità amministrativa”, adesso sostiene che il problema è “solo tecnico”. Perché anche i leoni, quando la savana si restringe, si fanno gattini. Da combattivo a conciliante: il vero miracolo amministrativo ad Avellino non è il bilancio approvato, ma il tono di Festa ammorbidito come un panetto di burro al sole.

Partenio, padre di ogni selfie e di ogni sorriso

Il nodo più duro, però, è lo stadio Partenio. Non tanto per i 6,1 milioni della discordia, quanto per il fatto che l’ex sindaco ne è stato escluso. Del tutto. Come quando organizzi una festa e nessuno ti invita. Una punizione esemplare per chi, da padrone di casa, è diventato ospite sgradito. Niente da dire, niente da fare. Nemmeno un selfie sulle gradinate. E mentre i tecnici discutono il valore dell’impianto, lui osserva, tagliato fuori come un protagonista senza copione in un teatro già pieno.

I figli e la casa di riposo

E poi ci sono loro: i consiglieri. Prima pronti a tutto pur di seguirlo, oggi smarcati in autonomia. Nasce “Coraggio per Avellino” (nomen omen), un gruppo che ha tutto il sapore dello psicodramma politico. Il battesimo è una frattura netta, il “non ci riconosciamo più nella leadership di Festa” è roba da divorzio con addebito. Altro che “padre politico”, come aveva provato a definirsi il nostro ex primo cittadino: qui i figli lo hanno mandato in casa di riposo, e senza nemmeno passare per il pranzo della domenica.

La vera nemesi: la casa vuota e neanche i mobili

Ma il punto è un altro: voler comandare a tutti i costi, anche quando non c’è più niente da comandare. Gianluca Festa oggi è un Napoleone in esilio a Sant’Elena, che però continua a distribuire patenti di legittimità a chiunque gli porga il microfono. Le inchieste giudiziarie? Una parentesi. L’evaporazione del suo fronte politico? Un dettaglio. L’esclusione dalle decisioni strategiche per la città? Tutto sotto controllo, dice lui. Come chi, in una casa ormai vuota, continua a ordinare i mobili... su Pinterest.

Postilla finale
In attesa della prossima conferenza stampa improvvisata, magari convocata nel retro di un bar, resta solo una certezza: Gianluca Festa, più che un politico, è un personaggio. E come tale, continuerà a recitare. Anche se il pubblico è scappato, la scenografia è crollata, e perfino gli attori non lo riconoscono più come regista.

Che dire, le "zelle" non finiscono mai.