Napoli

"L’auspicio è che per il “caso De Maria” l’annunciata ispezione del Ministero della Giustizia per gli approfondimenti indispensabili a ricostruire la concessione del permesso lavorativo fuori dal carcere di Bollate non si risolva come in tanti casi analoghi in una semplice formalità e quindi in una bolla di sapone".

Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato polizia penitenziaria sottolineando che gli istituti penitenziarti della Lombardia hanno il primato per la concessione di permessi premio di ogni genere – 14.840 - su un totale di 35.282 concessi nel 2024.

A seguire gli istituti della Toscana (3.398), Sicilia (2.205) e Campania (1.791). Quanto invece ai detenuti lavoranti non alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria in totale sono 3.172 ed anche in questo i detenuti in carceri lombarde hanno il primato con 930 lavoranti. Sono numeri – dice Di Giacomo – che danno un’idea compiuta della situazione dei permessi ai detenuti balzata all’attenzione dell’opinione pubblica proprio dopo il “caso De Maria”.

Registriamo che anche da parte della politica in queste ore si è accesa l’attenzione con richieste di ispezioni.

Non vorremmo però che tra qualche giorno la questione torni nel dimenticatoio derubricandolo a “caso estremo” nonostante negli ultimi anni si siano già verificate almeno una decina di vicende simili. E in attesa che le indagini ricostruiscano le 48 ore di follia omicida di De Maria, mentre sui giornali emergono circostanze sempre più sconcertanti, il tema centrale per noi resta quello di spiegare alla gente come è potuto accadere che ad un detenuto condannato per femminicidio sia stato concesso il permesso di lavoro all’esterno e, ci sia consentito, anche al personale penitenziario che svolge la delicata funzione di servitore dello Stato e quindi è a lavoro per garantire legalità e giustizia”.

“Per questo lo ripetiamo senza alcuna intenzione di condurre una “Crociata” contro l’istituto dei permessi ai detenuti, raccogliendo diffusi dissensi di cittadini e ancor più di vittime e familiari di vittime, vogliamo ribadire il nostro punto di vista: si riveda con urgenza la normativa sui permessi e gli istituti di cosiddetta rieducazione.

Per scongiurare altre vittime si istituiscano dei “paletti” precisi sull’applicazione dell’art. 21 escludendo chi ha commesso reati gravissimi e di sangue”.