Una mostra fotografica per dare voce alle vittime di schiavitù sessuale. Si inaugura domani, 16 maggio, nella sala Arengario del Palazzo di Giustizia di Napoli, "Oriri" di Francesco Bellina, un progetto che esplora il legame tra sfruttamento e rituali religiosi, spesso utilizzati dai trafficanti per assoggettare le donne. L’esposizione, promossa dal *Movimento per la Giustizia - art. 3 E.T.S.*, resterà aperta fino al 16 giugno, accompagnata da un incontro con magistrati e attivisti.
Un lavoro durato 4 anni
Frutto di quattro anni di lavoro (2016-2020), "Oriri" racconta con immagini crude e simboliche il meccanismo di controllo psicologico e spirituale esercitato sugli individui ridotti in schiavitù. Bellina documenta come gli sfruttatori si avvalgano di sacerdoti di culti locali per creare un vincolo di sudditanza, rendendo ancora più difficile la liberazione delle vittime.
L’inaugurazione sarà alle 11 e vedrà la partecipazione di figure chiave della lotta alla criminalità organizzata: tra loro Ida Teresi (sostituto procuratore antimafia), Maria Rosaria Covelli (presidente della Corte d’Appello di Napoli) e Giovanni Melillo (procuratore nazionale antimafia). A moderare l’evento sarà proprio Teresi, mentre l’artista interverrà per spiegare il significato del suo lavoro, definito "una testimonianza dirompente". Al termine, un rinfresco organizzato dalla cooperativa sociale Eureka, con prodotti realizzati su terreni confiscati alla camorra e lavorati da giovani con disabilità. Un gesto simbolico che unisce impegno sociale e riscatto.
"Oriri" non è solo una mostra, ma un atto di denuncia che chiede giustizia. Mentre le immagini di Bellina accendono i riflettori su un dramma spesso invisibile, resta la speranza che l’arte possa contribuire a spezzare, almeno simbolicamente, quelle catene.