Un giorno qualunque, un agguato letale. Nel suo salone di bellezza a Zapopan, sobborgo di Guadalajara, Valeria Márquez sorrideva alla telecamera stringendo un peluche, appena ricevuto in regalo. Indossava una canottiera fucsia, in un’atmosfera apparentemente spensierata. Alle 18:30 di un martedì come tanti, un uomo entra nel locale e le chiede se sia proprio lei. Valeria conferma, silenzia il microfono e pochi istanti dopo viene raggiunta da due colpi di arma da fuoco, uno all’addome, l’altro alla testa. La giovane si accascia davanti a oltre centomila utenti connessi alla diretta TikTok.
Nessuna segnalazione, nessuna protezione
Le autorità messicane hanno confermato che la vittima non aveva mai denunciato minacce né era stata destinataria di provvedimenti di tutela. Il sindaco Juan José Frangie ha dichiarato che non risultano procedimenti né allarmi precedenti. L’ipotesi del coinvolgimento del narcotraffico, sebbene la zona sia controllata dal cartello Jalisco Nueva Generación, non è attualmente supportata da elementi concreti. L’attenzione si concentra su un possibile movente personale.
Violenza in diretta, specchio di una crisi sistemica
L’uccisione di Valeria Márquez rappresenta l’ennesima manifestazione del dramma dei femminicidi in Messico, dove ogni giorno dieci donne vengono assassinate, spesso senza giustizia. La ragazza, che aveva da poco iniziato una carriera da modella e contava già 90mila follower su TikTok, è stata eliminata davanti al suo pubblico globale. Nonostante la chiusura del profilo, il video della sua morte continua a circolare online. Secondo alcune testimonianze, Valeria avrebbe avuto un rapporto turbolento con un ex compagno. La polizia non esclude la pista del femminicidio. L’indagine prosegue nel tentativo di identificare l’uomo ripreso dalle telecamere mentre la uccideva.