L’impronta del killer ha un nome: Andrea Sempio. L’indagine sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco conosce una nuova svolta. Il 7 luglio 2020, i carabinieri della squadra Omicidi di Milano inviarono al procuratore aggiunto Mario Venditti un documento che ribaltava una verità finora rimasta in ombra: l’impronta palmare trovata nel 2007 sulla scala dove fu gettato il corpo della giovane Chiara è compatibile con quella di Andrea Sempio. Per 18 anni quel “reperto numero 33” era stato considerato privo di utilità investigativa. Solo nel 2020 il RIS ha individuato ben 15 punti di corrispondenza tra quella traccia e il palmo destro di Sempio, ex amico di Marco Poggi.

Una seconda acquisizione per confermare la corrispondenza

Per avere conferma dell’identificazione, è stato eseguito un secondo prelievo delle impronte usando una tecnica diversa dalla scansione ottica: l’inchiostrazione. I risultati hanno avvalorato in maniera inequivocabile la sovrapposizione. La posizione dell’impronta sulla scala, secondo i periti, è accessibile solo a chi ha partecipato direttamente all’aggressione. Le implicazioni sono significative: la presenza di Sempio in quel punto e in quel momento riapre completamente l’impianto accusatorio.

Manoscritti compromettenti e l’assenza all’interrogatorio

Durante una perquisizione sono stati recuperati numerosi manoscritti di Sempio, alcuni dei quali fanno riferimento a scenari compatibili con la dinamica del delitto. Altri trattano temi oscuri e disturbanti. Gli inquirenti avevano convocato il 37enne per un interrogatorio formale, ma l’uomo, tramite i suoi legali, ha rifiutato di presentarsi, contestando un vizio formale nella convocazione. L’assenza è stata anticipata non per vie ufficiali, ma con un post sui social della sua avvocata, che ha parlato di "guerra dura".

Un malore nel 2008 e la versione che cambia

Durante un interrogatorio nel 2008, Sempio ebbe un malore tanto grave da richiedere l’intervento di un’ambulanza. L’episodio, della durata di 40 minuti, non fu mai annotato nei verbali né ricordato dai carabinieri che lo interrogarono. Intanto, anche Marco Poggi, fratello della vittima, ha rivisto parzialmente la propria versione: inizialmente aveva dichiarato che Sempio frequentava solo alcune stanze della casa, ora ammette che avrebbe potuto scendere anche in cantina, dove si trovano le scale con l’impronta. La nuova memoria appare tardiva e condizionata.

Resta l’ombra sull’indagine iniziale

Emergono altre anomalie: oltre all’impronta ignorata, si scopre che solo nel 2020 sono stati confrontati i rilievi della scena con quelli di Sempio. Un ritardo che alimenta dubbi sulla conduzione dell’inchiesta originaria, culminata con la condanna definitiva di Alberto Stasi, attualmente in carcere e pronto a chiedere la revisione del processo alla luce dei nuovi elementi.