La locuzione latina "audentes fortuna iuvat"- tratta dall'esametro incompiuto di Virgilio in cui Turno esorta i suoi uomini ad attaccare Enea e che tradotta significa letteralmente "la fortuna aiuta coloro che osano" - calza a pennello con la felice stagione del Napoli appena conclusa. Qui però vanno fatte due precisazioni che sono solo in apparenza oziosi sofismi.
La prima è che appare del tutto inappropriata al tenace incedere azzurro la stessa locuzione nella sua versione, diciamo così, volgarizzata, o solo più accessibile e semplificata, quella che dice "audaces fortuna iuvat", dato il valore negativo della parola "audax", che richiama l'idea di sfrontatezza, arditezza per lo più dissennata , assente invece nell'originale "audens" che, al contrario, ha valore positivo, suggerendo un osare altrettanto risoluto ma ponderato, umile, calcolato.
Parimenti inadatta appare la locuzione, ancora latina, attribuita a Terenzio - "fortes fortuna iuvat" - e "riportata da Plinio il Giovane nella sua prima lettera a Tacito, con riferimento allo zio Plinio il Vecchio che, durante l'eruzione del Vesuvio del 79, disse: "fortes – inquit − fortuna iuvat"". E il motivo è semplice.
La forza (d'animo) o resilienza è, infatti, una capacità che "consente di superare le delusioni, le sconfitte, lo stress, i lutti, i dolori, e di continuare, fortificati, il cammino dell'esistenza". È, in pratica, una qualità intrinseca a un essere umano, preesistente alle difficoltà incontrate, e che solo in loro presenza trova la ragione di manifestarsi e glorificarsi. Ben diverso è chi invece è stato formato, costruito giorno dopo giorno a osare e a trasformare una fragilità in forza, una viltà in coraggio. In pratica, l'audax è dotato di una forza impulsiva e temeraria, priva di un vero calcolo o di una intellegibile strategia e facilmente incline allo svilimento di ogni sua risorsa morale, mentre l'audens ha una intensità di offendere proproporzionata alla capacità difendere - e qui sta la sua vera forza - quanto già conquistato.
Per qualcuno è questa l'essenza stessa del coraggio, quella "forza d'animo connaturata o confortata dell'altrui esempio", che trova però solo nell'esercizio quotidiano alla vittoria e alla sconfitta la sua vera e ultima ragion d'essere. Non a caso Seneca diceva "qui audet adipiscitur" ("chi osa vince"). E il Napoli ha vinto, grazie al lavoro giornaliero di Antonio Conte e del suo staff, trasformando la disfatta della stagione precedente in una risorsa, per arrivare, con incrollabile energia e solida fiducia, lì "dove osano le aquile".