Un quindicenne di Portici, nel Napoletano, è stato arrestato dopo aver aggredito i propri genitori con un’ascia, distrutto parte della casa e tentato la fuga. L’episodio, avvenuto ieri, è scaturito da una lite familiare: il padre, 50enne, sospettava che il figlio facesse uso di oppiacei e, dopo un test delle urine positivo, lo aveva rimproverato. La reazione del ragazzo è stata violenta e incontrollata, culminata con minacce di morte e danni all’abitazione prima dell’intervento dei Carabinieri.
La situazione è degenerata in pochi minuti. Dopo aver appreso dell’esito del test antidroga, il quindicenne ha afferrato un’ascia dall’area attrezzi, devastando pareti e finestre della casa. "Ti ammazzo!", avrebbe urlato al padre, che nel frattempo si era barricato in una stanza chiamando il 112. La madre ha tentato di calmarlo, invano: il ragazzo ha proseguito la sua furia a mani nude, fracassando vetri e aggredendo fisicamente entrambi i genitori prima di scappare scavalcando il muro di cinta.
I militari, giunti sul posto, hanno sequestrato l’ascia e rintracciato il giovane poco dopo in via IV Novembre, vicino alla stazione della Circumvesuviana. Durante l’arresto, il ragazzo ha mantenuto un atteggiamento ostile e provocatorio, tanto da essere trasferito nel centro di prima accoglienza di Napoli Colli Aminei.
Lo Psichiatra: droghe e adolescenza, mix esplosivo
Claudio Mencacci, co-presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia, ipotizza un legame tra l’aggressività del minore e un possibile consumo di stupefacenti: "Il cervello di un adolescente è ancora in maturazione fino ai 24 anni, con reazioni spesso impulsive. Se si aggiungono droghe, che aumentano aggressività e perdita di controllo, il mix è esplosivo". Restano da chiarire le dinamiche familiari e l’eventuale presenza di fragilità psicologiche: "Un conto è una lite verbale, un altro è brandire un’ascia", conclude Mencacci.
Il caso riaccende il dibattito sul disagio giovanile e la gestione delle tossicodipendenze in età precoce. Mentre la magistratura valuterà il percorso del minore, la domanda che rimane è: cosa ha spinto un ragazzo di 15 anni a trasformare la rabbia in un gesto così estremo?