Sei nuclei familiari Rom hanno finalmente una casa dignitosa, in un palazzo sottratto alla camorra e riconvertito a presidio di legalità. L’edificio, in via Carrafiello, è stato assegnato grazie all’intervento dell’Agenzia Nazionale Beni Confiscati e al lavoro del commissario straordinario Carmine Valente, che ha definito l’operazione "un risultato di grande rilevanza sociale". Per la prima volta a Giugliano, una comunità storicamente emarginata, abbandona le baraccopoli per un’abitazione stabile.
Una vittoria contro l’emarginazione
Il progetto ha richiesto mesi di mediazione, condotta dagli uffici comunali e dall’associazione 21 Luglio, per superare la diffidenza delle famiglie, abituate a sopravvivere in condizioni disumane. "C’è voluto un lavoro articolato e paziente", ha ammesso Valente, che chiude così il suo mandato con un traguardo simbolico. Le nuove case rappresentano una speranza concreta, soprattutto per i bambini: nel campo di via Carrafiello, 450 persone (metà minori) vivevano senza acqua corrente, elettricità o servizi igienici adeguati, circondate da rifiuti e rischio incendi.
L’eredità di un’emergenza infinita
Quella di Giugliano è una delle comunità Rom più marginalizzate d’Italia. Arrivati negli anni ’90 in fuga dalla guerra nei Balcani, i nuclei hanno subito 9 sgomberi in 14 anni, spostati da un terreno all’altro senza soluzioni alternative. Secondo il rapporto Figli dell’abbandono, nell’area metropolitana di Napoli vivono circa 2.900 Rom, spesso relegati in baraccopoli senza servizi essenziali. A via Carrafiello, la situazione era diventata insostenibile: nel febbraio 2024, la morte di Michelle, una bambina di 6 anni, aveva riacceso le polemiche sull’assenza di interventi (come evidenziato in questa puntata speciale de La Linea, il programma di inchiesta settimanale di Ottochannel canale 16).
Una svolta replicabile?
L’assegnazione delle case confiscate alla criminalità apre un precedente importante, ma la strada per l’inclusione resta lunga. A Giugliano restano altri tre insediamenti in condizioni critiche, mentre a livello nazionale solo lo 0,03% della popolazione è Rom, contro lo 0,11% nell’area napoletana. "Questo palazzo dimostra che cambiare si può", ha sottolineato Valente. Ora la sfida è trasformare l’eccezione in modello, per non lasciare indietro chi ancora aspetta una vita diversa.
La storia di via Carrafiello racconta quanto pesi l’assenza di politiche strutturali, ma anche come un intervento mirato possa scrivere un finale nuovo. Resta da vedere se quel palazzo diventerà il primo mattino di un’integrazione possibile.