Avellino

di Paola Iandolo 

Confronto tra scienze e diritto: "collaborare per educare soprattutto gli adolescenti“. A sostenerlo il neo presidente del tribunale di Avellino, Francesca Spena. "Il mio augurio è che questo apporto delle neuroscienze non intervenga soltanto dopo la commissione di un delitto ma sia una educazione della personalità, soprattutto nella fase adolescenziale. So che qui ci sono anche due studenti sedicenni.

Perché penso che l’educazione del comportamento e della personalità nella fase adolescenziale abbia una funzione di prevenzione generale”.Il convegno si è tenuto nell’aula Rosario Livatino del tribunale di Avellino. A confrontarsi psicologi, avvocati ed investigatori sul ruolo della scienza nelle indagini, partendo da un caso particolare, quello di Pietro Maso. A moderare il direttore di Ottochannel Pierluigi Melillo.
La presidente Spena ha fatto riferimento al femminicidio di Afragola, parlando proprio dell’importanza che le neuroscienze intervengano non solo dopo la fase del delitto, ma anche in una funzione preventiva generale:"ben venga l’appoggio delle neuroscienze, di queste scienze multidisciplinari, affinché possano educare la personalità prima ancora dell’attività del l’autorità giudiziaria per reprimere i crimini”.

Presente al convegno il presidente dell’ordine degli Avvocati di Avellino Fabio Benigni. “Raccolgo con piacere questa collaborazione, che c’è tra le neuroscienze e l’autorità giudiziaria in genere. Collaborazione che è particolarmente fruttuosa a livello investigativo, come abbiamo detto, perché aiuta nella ricerca del movente di tutti i delitti che non hanno una matrice razionale, ma che purtroppo trovano la loro origine nel disturbo della personalità.
Disturbo che può essere di tipo seriale, ma che può dare anche manifestazioni episodiche come il caso di Pietro Maso, nei quali al movente economico che è stato dichiarato si univa certamente un disturbo della personalità, che si può anche diagnosticare. Ed è importante per corroborare nel caso dell’ investigatore e quindi nella ricerca della persona da portare a giudizio.
Questa ricerca molto spesso non non ha esito positivo o comunque non trova un esito definitivo. Ad esempio, per Chiara Poggi ancora, non sappiamo se ci sarà una revisione di chi è stato davvero il colpevole, probabilmente alla base dell’ omicidio, anche quello efferato, doveva esserci comunque un disturbo della personalità”.