La notte in cui iniziò la guerra. La tensione covava da settimane, ma è nella notte tra il 13 e il 14 giugno che Israele ha dato il via all’operazione "Leone che sorge", attaccando con centinaia di caccia i siti nucleari e strategici iraniani. Il sito di Natanz, cuore del programma atomico degli ayatollah, è stato gravemente danneggiato. Subito dopo, la Guida Suprema Ali Khamenei ha promesso ritorsioni, mentre Teheran dichiarava di non poter più cooperare con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. L'Iran, colpito anche a Isfahan, Asaluyeh e Shahran, ha subito oltre 200 morti secondo fonti interne.
Il contrattacco iraniano: pioggia di missili su Israele
All'alba del 15 giugno, le sirene hanno iniziato a suonare in decine di città israeliane. L’Iran ha lanciato più di 100 missili balistici e droni, colpendo con precisione Bat Yam, Rehovot e Tel Aviv. A Bat Yam, un condominio è crollato: almeno sette morti accertati, tra cui bambini, e decine di feriti. A Tel Aviv, una delle raffinerie è stata danneggiata. Il bilancio provvisorio parla di almeno 14 morti e 380 feriti tra gli israeliani. Milioni di persone hanno passato la notte nei rifugi.
I raid su Teheran: il cuore della Repubblica islamica sotto attacco
Israele ha colpito il Ministero della Difesa iraniano, la sede dell’SPND (l’organizzazione del programma nucleare), depositi di carburante, e numerosi quartieri civili e governativi: Azadi, piazza Fatemi, Niavaran. Gli attacchi hanno ucciso almeno 14 scienziati nucleari. Alcuni sono stati colpiti nelle loro abitazioni, a dimostrazione di un livello di intelligence senza precedenti. "Teheran sta bruciando", ha dichiarato il ministro israeliano Katz.
Attentati interni e sospetti sul Mossad
Cinque autobombe hanno colpito Teheran il 15 giugno, apparentemente contro personalità non identificate. L’agenzia Irna accusa il Mossad. Il caos interno si intensifica: secondo il racconto di fonti occidentali, la leadership iraniana sarebbe stata colta di sorpresa da una manovra israeliana ben orchestrata, che avrebbe anche portato a concentrare i vertici militari in un unico edificio poi colpito dai raid.
Israele: emergenza prolungata, nessun obiettivo escluso
Il governo israeliano ha prorogato lo stato di emergenza fino al 30 giugno. Il premier Netanyahu e il presidente Herzog, in visita a Bat Yam, hanno promesso vendetta e difesa ad oltranza. Il ministro della Difesa Katz ha affermato che “nessun obiettivo è off-limits”, compresa la Guida Suprema Khamenei. Le IDF hanno dichiarato di aver attaccato 170 obiettivi in Iran e 720 infrastrutture militari.
Il ruolo degli attori globali: Trump, Putin e l’Europa
Donald Trump, in una serie di dichiarazioni su Truth, ha detto che “gli USA non sono coinvolti” ma ha minacciato “la forza totale dell’esercito americano” se l’Iran attaccasse basi USA. Ha aperto alla mediazione di Putin. La Germania, il Regno Unito e la Francia si dicono pronti a discutere il programma nucleare con Teheran. Intanto, Tajani lavora per la de-escalation con l’aiuto della Giordania.
Una guerra che rischia di diventare globale
Gli Houthi dello Yemen, alleati di Teheran, hanno lanciato missili ipersonici verso Israele. L’IDF ha provato a colpire il loro leader a Sana’a. Gli Stati Uniti rafforzano il dispositivo militare in Medio Oriente. E mentre Khamenei tace da un luogo sconosciuto, cresce il timore che il programma nucleare iraniano, orfano delle sue “teste pensanti”, possa sfuggire a ogni controllo.
Prossimi scenari e domande aperte
Cosa accadrà se Israele attaccherà Fordow, l’impianto nucleare scavato sotto una montagna? L’Iran romperà il Trattato di non proliferazione? Gli USA resteranno davvero neutrali? L’escalation corre sul filo. In queste ore, mentre gli aeroporti chiudono e i cieli si svuotano, il mondo guarda al Medio Oriente con terrore: siamo a un passo dalla guerra totale.