La miccia accesa: l’offensiva israeliana. Nella notte un nuovo attacco su vasta scala contro Teheran e i centri strategici iraniani. Obiettivi primari sono stati le infrastrutture nucleari, i vertici militari, i centri di ricerca e le postazioni missilistiche. L’operazione ha previsto l’uso di droni introdotti clandestinamente e di oltre cinquanta jet. L’Iran ha replicato con numerosi lanci missilistici verso Israele. Il bilancio parziale: oltre 90 feriti israeliani e quasi 600 vittime iraniane, molte delle quali civili.

La minaccia di guerra totale

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano ha avvertito che un intervento diretto degli Stati Uniti potrebbe scatenare una guerra regionale su vasta scala. Intanto, Khamenei ha reagito pubblicamente dopo le dichiarazioni di Trump che aveva chiesto una resa incondizionata dell’Iran, affermando che la Repubblica islamica non scenderà a compromessi e non mostrerà pietà per i leader israeliani.

Il fronte diplomatico e gli sforzi di mediazione

La Cina ha avviato le operazioni di evacuazione dei suoi cittadini da Teheran, mentre il presidente Xi Jinping ha lanciato un appello per una soluzione diplomatica. Anche l’Egitto e la Russia cercano un cessate il fuoco. Gli Emirati Arabi Uniti hanno chiesto un intervento urgente dell’ONU. Nonostante ciò, Israele ha comunicato all’ONU che le proprie azioni sono una risposta a una minaccia esistenziale.

Cyber-guerra e operazioni sotto copertura

Nel frattempo, il gruppo hacker filo-israeliano "Predatory Sparrow" ha colpito Nobitex, il maggiore exchange di criptovalute iraniano, promettendo di rilasciare dati interni. L’Iran ha inoltre arrestato diversi presunti agenti del Mossad, trovati in possesso di microdroni ed esplosivi. L’agenzia iraniana IRNA ha anche annunciato l’abbattimento di un caccia F-35 israeliano.

La reazione delle grandi potenze e della società civile

Trump non ha ancora deciso un intervento diretto, ma mantiene alta la pressione. Le posizioni all’interno del Congresso statunitense si fanno contrastanti. In Iran si registrano proteste di piazza contro il presidente americano. A Gaza, intanto, si aggrava la crisi idrica, mentre a Tel Aviv la popolazione fa i conti con le sirene antiaeree e l’Iron Dome in azione.