Monteforte Irpino

di Paola Iandolo 

Due condanne inflitte al termine del rito abbreviato, un patteggiamento e tre rinvii a giudizio davanti al Tribunale di Nola. Il processo per i tre che hanno optato per il rito ordinario inizierà il prossimo 18 settembre. Questa la decisione del Gup del Tribunale di Napoli, Michela Sapio nei confronti dei sei imputati dell’inchiesta stralcio sul clan Sangermano, per cui nei mesi scorsi la Procura Distrettuale Antimafia di Napoli aveva chiesto il rinvio a giudizio.

Condannato a quattro anni di reclusione A. V., difeso dall’avvocato Umberto Nappi. Per D. R.S., difeso dall’avvocato Saverio Campana, è arrivato il rinvio a giudizio. Entrambi rispondevano della imposizione di mozzarelle ad un supermercato del nolano. La moglie del boss Agostino Sangermano, S.A.difesa dall’avvocato Raffaele Bizzarro ha patteggiato una condanna a nove mesi per detenzione di un’arma di calibro imprecisato, per E.D.A è rrivata la condanna ad un anno e quattro mesi per intestazione fittizia.

Si tratta di uno stralcio dell’inchiesta dei pm antimafia nei confronti del gruppo guidato da Agostino Sangermano, balzato agli onori della cronaca in occasione di un “inchino mafioso” della statua in processione a Livardi nei suoi confronti. Un’organizzazione che aveva, secondo le accuse dell’Antimafia e le indagini dei Carabinieri di Castello di Cisterna e della Dia, allungato i suoi tentacoli anche in Irpinia con l'imposizione delle mozzarelle a dei ristoranti.

Due dei capi di imputazione per cui l’Antimafia ha chiesto ed ottenuto il processo nei confronti dei sei imputati riguardano proprio l’imposizione di una fornitura di mozzarelle di un caseificio del nolano, per cui era interessato il cognato del boss Sangermano, S. S., già condannato in sede di abbreviato e in secondo grado. Uno dei due episodi riguarda la tentata estorsione al locale “Il Pagliarone” di Monteforte Irpino, che sarebbe avvenuta nel giugno 2017.