Napoli

In attesa della fatidica data del 17 luglio, che vedrà la partenza del Napoli 2025-2026 per Dimaro-Folgarida, il mercato estivo della SSC Napoli - per carità non si dica che a farlo è il singolo, presidente, direttore sportivo o allenatore che sia - dopo un inizio scoppiettante, sembrava essersi fermato al palo.

L'intenzione è ovviamente quella di non ripetere quanto accaduto nella stagione precedente, con calciatori (poi risultati anche decisivi) presi nell'ultima settimana di preparazione precampionato, anche se un pensierino, pure solo scaramantico, sono certo che qualcuno in seno alla società di sicuro lo farà. Di certo non il tetragono Antonio Conte, che dopo aver "concesso" la sua disponibilità ad Aurelio De Laurentiis per un altro anno (almeno), a suon di promesse e milioni, ora aspetta tutti - magazzinieri compresi - al varco degli inopinabili fatti.

Cosa maturi di concreto nessuno lo sa, eccetto che per il brevilineo e sgusciante calciatore olandese del PSV, il 26enne Noa Lang, che pare sia a un passo dall'approdo partenopeo in cambio di una cifra compresa tra i 25 e i 30 milioni di euro, bonus compresi. Non entro nel merito delle caratteristiche tecniche del giocatore - sempre oscillanti in questo ibrido tra ala-trequartista-centrocampista avanzato-attaccante a cui (pare) siamo ormai irrevocabilmente condannati - ma guardo ai fatti, dando (ahimè) ancora una volta ragione a Enrico Fedele.

Il non più giovanissimo esterno sinistro - questa dovrebbe essere alla fine la sua esatta collocazione sul terreno di gioco, nel caso in cui il Napoli (come spero) dovesse praticare il 4-3-3 - è, infatti, calciatore vivace ed estroso, ma non esattamente un nuovo Kvaratskhelia, di cui, pertanto, non sembra poter assicurare il patrimonio della doppia cifra di gol. Insomma, un altro David Neres e, di fatto, né più né meno che una sua valida alternativa (o il contrario), peraltro con la stessa cronica penuria realizzativa del brasiliano, dato che le sue statistiche parlano di 7-8 gol a stagione, in un campionato peraltro meno competitivo di quello italiano.

Altro non sembra emergere, anche se i nomi sono tanti, e su tutti i due bolognesi, Beukema e Ndoye, dai costi sempre più proibitivi e che, con l'approssimarsi dei ritiri, vedrete aumenteranno. Si va così verso i mesi roventi (in tutti i sensi) senza ancora una precisa conformazione tecnica e tattica, in attesa che qualcuno, ops no, scusate, tutti i protagonisti societari insieme, tirino fuori altri conigli dal cappello.