I dubbi della Corte sulla legittimità dell’accordo. Nel solco già tracciato dal giudizio critico sul decreto Sicurezza, la Corte di Cassazione ha sollevato forti dubbi di costituzionalità anche sull’accordo tra Italia e Albania per il trattenimento dei migranti. La relazione, pubblicata dall’Ufficio del Massimario della Suprema Corte, evidenzia le possibili violazioni dei diritti fondamentali, tra cui quelli alla salute, alla difesa, all’asilo e alla libertà personale dei migranti deportati e trattenuti nei centri albanesi di Gjader e Shenjing. Un punto particolarmente critico è il rapporto tra questo protocollo bilaterale e il diritto dell’Unione europea, che potrebbe risultarne compromesso.
L’attacco del governo alla magistratura
La reazione del governo Meloni non si è fatta attendere. I rappresentanti della maggioranza hanno accusato la Cassazione di esercitare un “uso politico della giustizia” e di oltrepassare i limiti della separazione dei poteri. Il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha liquidato il parere della Corte come inaccettabile e ha rilanciato la polemica già innescata dalle precedenti valutazioni sui casi di occupazione abitativa. Le dichiarazioni ufficiali segnalano una crescente tensione istituzionale tra potere esecutivo e magistratura.
Le reazioni politiche e sociali: “Attacco allo Stato di diritto”
Le opposizioni e il mondo associativo hanno immediatamente condannato l’atteggiamento del governo. ActionAid ha criticato il tentativo dell’esecutivo di piegare le leggi alle proprie esigenze, mentre il Partito Democratico e l’Alleanza Verdi e Sinistra hanno parlato apertamente di “copione sovranista” già visto in altri paesi. Anche il Movimento 5 Stelle ha sottolineato il fallimento pratico del protocollo: a fronte di 250mila sbarchi, in Albania sono stati trasferiti solo pochi migranti, a un costo di quasi un miliardo di euro. La magistratura, con una nota dell’ANM Cassazione, ha ribadito la propria autonomia e il dovere di analizzare la tenuta costituzionale delle leggi.