di Paola Iandolo
“Tutte le questioni inerenti ai controlli sull’efficienza della rete e alla conseguente manutenzione sono rimesse alla figura apicale" ed ancora "I vertici di una grande società concessionaria pubblica come Autostrade non possono delegare ai sottoposti la responsabilità dei controlli sulla sicurezza, anche in ragione “della natura di servizio pubblico dell’attività affidata in concessione all’organizzazione”. Questo uno dei passaggi chiave delle motivazioni della sentenza di terzo grado in merito alle responsabilità dei vertici di Autostrade.
E' quanto emerge dalle duecentocinquantaquattro pagine delle motivazioni dei giudici della IV Sezione Penale della Corte di Cassazione nella sentenza emessa lo scorso 11 aprile nei confronti degli imputati per la strage del bus, avvenuta il 28 luglio 2013 quando il pullman precipitò dal viadotto dell’A16.I giudici della Cassazione avevano riformato il verdetto di secondo grado per Antonietta Ceriola e Gennaro Lametta limitatamente alla misura della pena, che avevano rideterminato in anni quattro di reclusione per lei e in anni nove di reclusione per lui. Avevano invece rigettato i ricorsi presentati dai legali di Gianluca De Franceschi, Nicola Spadavecchia, Giulio Massimo Fornaci, Michele Renzi, Bruno Gerardi, Paolo Berti, Marco Perna, Giovanni Castellucci, Gianni Marrone, Riccardo Mollo.
Del resto già i giudici della Seconda Sezione della Corte di Appello di Napoli avevano ribadito come “la programmazione in materia di riqualificazione delle barriere bordo laterale atteneva proprio alla “area strategica” della politica societaria (ovvero alla definizione degli obiettivi della sua gestione) in special modo ove si consideri che la gestione della rete autostradale in concessione costituiva l’attività principale del concessionario e che nessuna norma di legge o regolamentazione interna esimeva dal corretto adempimento di tali obblighi l’Amministratore Delegato“ La tesi sostenuta dai magistrati della Procura di Avellino, il Procuratore Rosario Cantelmo e il pm Cecilia Annecchini nel corso del processo di primo grado e nei motivi di impugnazione del verdetto in Appello, confermata dai giudici della II Sezione della Corte di Appello di Napoli e dalla Cassazione. Ricordiamo che i giudici della Corte di Cassazione hanno inflitto 6 anni di reclusione per omicidio colposo e disastro colposo all'ex ad di Aspi, Giovanni Castellucci.Stessa pena anche per il direttore generale dell'epoca Riccardo Mollo e per i dipendenti di Aspi Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna.