Caserta

Dopo l’ultima esibizione alla Scala di Milano il 23 febbraio 2022, proprio alla vigilia dell’invasione russa dell’Ucraina, Valerij Gergiev torna a dirigere in Italia. Il direttore d’orchestra russo sarà protagonista, il 27 luglio 2025, di un concerto sinfonico con la Filarmonica di Salerno e i solisti del teatro Mariinskij di San Pietroburgo alla Reggia di Caserta. L’evento rientra nella rassegna “Un’estate da Re”, finanziata con fondi europei dalla Regione Campania.

Un legame mai interrotto con il Cremlino

Il nome di Gergiev è legato da decenni a quello di Vladimir Putin. Fin dagli anni ’90 il maestro ha sostenuto apertamente le politiche del presidente russo, anche nei momenti più controversi. Ha appoggiato il terzo mandato presidenziale nel 2012, giustificato l'annessione della Crimea nel 2014, diretto concerti in zone di guerra come Palmira in Siria, e ha sostenuto la campagna elettorale del 2018 da cui l’oppositore Aleksej Navalnyj fu escluso.

Critiche internazionali e difese locali

La partecipazione di Gergiev al festival casertano ha suscitato dure reazioni. L’eurodeputata del Partito Democratico Pina Picierno ha criticato la presenza del maestro, considerandola un'offesa alla coerenza con cui l’Italia ha condannato l’aggressione russa all’Ucraina. Dall’altro lato, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha difeso la scelta artistica, affermando che non si possono chiedere a musicisti e uomini di cultura le colpe dei loro governi.

La denuncia di una vedova scomoda

La vedova di Aleksej Navalnyj, leader dell'opposizione russa morto in carcere nel 2024, ha scritto un’accorata lettera indirizzata al pubblico italiano. Ha ricordato il ruolo attivo di Gergiev nella propaganda del regime russo e l'uso personale di fondi pubblici tramite una fondazione a lui intitolata. Secondo l’ex compagna di Navalnyj, l’invito al festival sarebbe un modo per contribuire alla “normalizzazione” del regime putiniano attraverso il soft power culturale.

Il rischio della complicità culturale

L’inchiesta pubblicata dalla Fondazione anticorruzione fondata da Navalnyj ha descritto Gergiev come un “ambasciatore culturale” del Cremlino, ben remunerato per la sua fedeltà. Il concerto a Caserta viene quindi visto da alcuni osservatori come un primo passo per riabilitare l’immagine internazionale della Russia, nonostante il conflitto ancora in corso e le vittime della guerra. Le polemiche sollevano interrogativi sul confine tra arte e responsabilità morale.

Una questione che divide

In Italia, la società civile e le istituzioni continuano a interrogarsi sul ruolo dell’arte in tempi di guerra. Gergiev resta un artista di fama mondiale, ma anche una figura compromessa per molti. La sua presenza in Campania, lodata dai media russi, rischia di trasformare un concerto in una vetrina politica. Un’estate da Re, ma anche un’estate da riflettere sul significato della cultura e delle sue scelte.