Deir al-Balah, città fino a oggi risparmiata dalle incursioni più violente, è stata investita da un’offensiva combinata di mezzi corazzati e raid aerei, che ha trasformato in macerie interi quartieri. Secondo fonti umanitarie, si tratta del più imponente attacco sferrato finora nel centro della Striscia. Migliaia di persone si erano rifugiate qui, in fuga da Rafah e Khan Younis, sperando di trovare un minimo di sicurezza.
“Hanno iniziato a bombardare ovunque”
Le testimonianze arrivate dai residenti sono drammatiche. Aya Al-Majdalawi, giovane donna sfollata con la famiglia, racconta: “Le nostre case sono state distrutte, abbiamo perso tutto. Non abbiamo più acqua, né cibo, né riparo”. Un operatore umanitario gazawi conferma: “Hanno iniziato a bombardare ovunque, dal nord al sud, non si fermano neanche un minuto. Anche le tende allestite per l’assistenza sono state colpite”.
Strage di civili e infrastrutture distrutte
Nei giorni dell’assalto, si contano oltre 130 morti in tutta Gaza, di cui almeno 17 a Deir al-Balah. Le vittime non sono solo per le esplosioni dirette: si muore di fame, di sete, sotto le macerie. Almeno 19 persone, tra cui bambini, sono decedute nelle ultime 24 ore per denutrizione e mancanza di cure. Gli attacchi hanno colpito anche moschee, pozzi, cisterne, centri sanitari e depositi delle organizzazioni internazionali. Alcuni operatori dell’ONU sono stati feriti, altri arrestati con i loro familiari.
Pressioni diplomatiche e rischio escalation
Mentre il governo israeliano giustifica l’operazione come necessaria per colpire cellule di Hamas e recuperare ostaggi, crescono le pressioni internazionali per fermare l’offensiva. Ventotto Paesi, tra cui l’Italia, hanno chiesto un cessate il fuoco immediato e l’apertura di corridoi umanitari. Le famiglie degli ostaggi temono che l’escalation possa compromettere ogni trattativa.
Una nuova fase della crisi
Con Deir al-Balah trasformata in campo di battaglia, la crisi umanitaria a Gaza entra in una fase ancora più tragica. Quasi il 90% della popolazione è sfollata o sottoposta a ordini di evacuazione, ma non esistono più zone sicure. Mentre i negoziati internazionali restano fermi, a Gaza la sopravvivenza si gioca ora minuto per minuto, sotto le bombe, senza acqua, senza cibo e senza alcuna via di fuga.