Benevento

I legali hanno eccepito l'efficacia della misura cautelare per la violazione del diritto di difesa, il giudice ha rinviato a domani gli interrogatori per consentire loro la valutazione di tutti gli atti a disposizione.

Saltato, dunque, l'appuntamento in programma questa mattina dinanzi al gip Roberto Nuzzo per le tre persone finite in carcere nell'inchiesta della Squadra mobile sul tentato omicidio di Annarita Taddeo, che l'11 novembre 2023, dopo essere stata centrata da un colpo di pistola alla fronte, si era miracolosamente salvata. Si tratta di Salvatore Giangregorio (avvocato Claudio Fusco), 38 anni, di Benevento, Matteo Ventura (avvocato Marianna Febbraio), 30 anni, di Ceppaloni, già detenuti per altro, e.Alessia Petrucciani (avvocato Fabio Ficedolo), 44 anni, di Benevento.

Giangregorio è indicato come colui che avrebbe fatto fuoco, Petrucciani e Ventura gli avrebbero fornito un supporto logistico, procurandogli la pistola ed il motorino utilizzati per l'azione criminosa. Ad idearla e a mettere a disposizione le risorse economiche per l'acquisto nel Napoletano dell'arma e dello scooter, pagati 1.350 euro,ai quali si aggiungono i circa 4mia euro dati a Giangregorio, sarebbe stato Nicola Fallarino, 41 anni, già condannato con rito abbreviato a 10 anni come presunto mandante del gesto. Una “spedizione punitiva” ai danni dell'ex compagna di Fallarino, diventato collaboratore di giustizia, per l'interruzione della relazione e dei colloqui in carcere, e per la nuova vita sentimentale della stessa.

Nessun dubbio del Gip sull'esistenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico di Giangregorio, al quale sono addebitati, in concorso con Fallarino, Petrucciani e Ventura, oltre che il tentato omicidio, la rapina di due telefonini della Taddeo, la detenzione di un'arma clandestina (una pistola 6.35) e la ricettazione (il ciclomotore era stato rubato l'11 agosto 2023). Gravi indizi di copevolezza anche per Petrucciani e Ventura, che avrebbero recuperato motorino e pistola al fine di realizzare una spedizone punitiva per la quale erano servite anche le chiavi dello stabile in cui abita la Taddeo, che che sarebbero state consegnate a Giangregorio.