Avellino

«L'ultimo exploit dell'ex sindaco, giornalista pubblicista, Gianluca Festa, ripercorre metodi ormai tristemente noti elencando i nomi di chi racconta le sue avventure giudiziarie come fossero liste di proscrizione. In attesa dell'iter giudiziario i giornalisti hanno il diritto-dovere di raccontare tutto all'opinione pubblica ed è per queste ragioni che l'Ordine della Campania è al fianco di Marco Staglianò, Emanuele Marinelli , Vinicio Marchetti, con le rispettive redazioni, per l'ennesima aggressione verbale targata Gianluca Festa che dimentica ogni più basilare norma del nostro Codice deontoligico». Così è intervenuto l'Ordine dei Giornalisti della Campania esprimendo vicinanza e solidarietà ai colleghi finiti nel mirino, per l'ennesima volta, dell'ex sindaco della città di Avellino.

Noi abbiamo offerto diritto di tribuna e di replica ai colleghi e lo confermiamo pubblicamente. 

A Vinicio Marchetti, di Avellino Today, seguitissimo giornale online dell'Irpinia, abbiamo posto tre semplici domande. Ci chiediamo se hai formali querele da parte di Gianluca Festa, ovvero giudizi in corso o se, al contrario, le sue sono solo minacce...

«Ad oggi, non mi risulta alcuna querela formale da parte del signor Gianluca Festa. Solo parole. Minacce, se vogliamo prenderle sul serio, ma di quelle che si lanciano al vento, nella speranza che qualcuno — magari un giudice o un elettore distratto — le raccolga. Una cosa è certa: chi grida al tribunale durante un comizio, di solito, non ha molte carte in mano. E se le ha, preferisce agitarle davanti alle telecamere anziché depositarle nelle sedi opportune. È il vecchio gioco della cortina fumogena: creare lo scandalo per coprire il fallimento».

Vuoi replicargli qualcosa... vista la gravità delle sue affermazioni?

«No, non ho nulla da rispondere a Gianluca Festa. Le sue affermazioni si commentano da sole, come le performance di certi illusionisti che, dopo aver fatto sparire il coniglio, cercano di convincere il pubblico che anche il cilindro non è mai esistito. Io non sono qui per ribattere a chi agita accuse come un rosario scomposto. Il mio mestiere è raccontare i fatti. Se a qualcuno i fatti danno fastidio, si rivolga pure al proprio avvocato. Io mi rivolgo alla mia coscienza. Ed è ancora l’unica aula in cui accetto sentenze».

Alla luce del comunicato diffuso dall'Ordine pochi minuti fa, ti senti tutelato o questa professione, oramai, è affidata soltanto all'onore e al coraggio dei singoli?

«L’Ordine ha fatto quello che poteva, e gliene do atto. Ma questa professione, oggi come ieri, non si regge su tutele formali. Si regge sull’onore e sulla credibilità. E, permettetemi, anche su una certa solitudine. È un mestiere in cui si cammina spesso controvento, e chi spera in scudi istituzionali resterà deluso. I giornalisti non li protegge nessuno, se non il rigore con cui fanno il proprio lavoro. Ed è proprio per questo che non si fanno intimidire. Chi ha paura delle querele non deve scrivere articoli: deve aprire una pasticceria».