Oltre 600 ex-capi della sicurezza israeliana, tra cui ex direttori dello Shin Bet e della Mossad, hanno sottoscritto una lettera aperta rivolta al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, chiedendo la sua intercessione presso il premier israeliano Benjamin Netanyahu per avviare un cessate il fuoco. Secondo i firmatari, Hamas non rappresenta più una minaccia strategica e Israele ha già raggiunto i principali obiettivi militari. Proseguire nel conflitto, avvertono, significa soltanto erodere l’identità stessa dello Stato.

Dichiarazioni di Ami Ayalon

Ami Ayalon, ex direttore dello Shin Bet, ha chiarito che la guerra, inizialmente «giusta e difensiva», ha perso la sua legittimità. «Questa guerra non è più una guerra giusta e sta portando Israele a perdere la sua identità», ha affermato.

Esiti umanitari nella Striscia di Gaza

Il ministero della Salute di Gaza ha riferito che altre cinque persone, tra cui due bambini, sono morte di fame nelle ultime 24 ore. Dall’inizio del conflitto, le vittime per malnutrizione hanno superato quota 170, con una carestia diffusa che colpisce in particolare le fasce più vulnerabili della popolazione.

Morti alle file degli aiuti: violenza sui civili

Si moltiplicano gli episodi mortali nei pressi dei siti di distribuzione degli aiuti alimentari, dove centinaia di civili si accalcano per ottenere cibo. Decine di persone sono state uccise negli ultimi giorni in circostanze drammatiche, spesso durante scontri o sotto il fuoco delle forze israeliane.

Dinamiche politiche e diplomatiche

Hamas ha posto come condizione per il ritorno al tavolo delle trattative l’ingresso di almeno 250 camion di aiuti umanitari al giorno nella Striscia di Gaza. Nel frattempo, cresce la pressione internazionale su Israele, con l’ONU e diverse organizzazioni umanitarie che invocano un accesso sicuro agli aiuti e un cessate il fuoco immediato. La lettera dei 600 ex funzionari rappresenta un segnale forte di dissenso interno verso la linea del governo Netanyahu. A quasi due anni dall’inizio del conflitto, il numero delle vittime palestinesi supera le 60.000 e la crisi umanitaria raggiunge livelli mai visti. Il futuro dei negoziati sembra ora legato alla capacità di mediazione degli Stati Uniti.