Il silenzio dopo la sirena. È accaduto ieri, un giorno come tanti, lungo una strada come tante dove un’ambulanza era impegnata nel trasporto di una paziente. Un servizio ordinario, finito però in tragedia.
Con un drappo nero, la Misericordia di Avellino, insieme alla Croce Rossa,alla Croce gialla e al Gabbiano in rappresentanza dell’Anpas, ha voluto rendere omaggio ai Confratelli della Misericordia di Terranuova Bracciolini, tragicamente scomparsi nell’incidente avvenuto ieri pomeriggio sull’autostrada A1.
Una notizia che ha profondamente scosso il mondo del volontariato in tutta Italia.
Hanno perso la vita in tre: Giovanni Trappolini, 56 anni, autista soccorritore, Giulia Santoni, 24 anni, soccorritrice e studentessa, e il paziente a bordo, anch'egli deceduto, un uomo di 75 anni. Tutti deceduti sul colpo.
La Croce Rossa Italiana – Comitato di Avellino, insieme all’ANPAS di Avellino (in particolare all’associazione “Il Gabbiano” di Altavilla Irpina) e alla Croce Gialla, ha espresso profondo cordoglio e solidarietà per questa perdita che scuote nel profondo l’intera comunità del volontariato. Un dolore che non colpisce solo chi li conosceva, ma anche chi, ogni giorno, condivide lo stesso impegno silenzioso: essere presenti dove c’è bisogno, anche quando nessuno guarda. Nel mondo del soccorso si parla spesso di vocazione: è vero, ma non basta una parola per raccontare tutto. Come scrive Federico Giordano, ex collega della Croce Rossa, in un pensiero affidato a Facebook, dietro quel termine nobile si cela una realtà più dura, spesso taciuta:
“In quell’ammasso informe di lamiere stritolate ci sono i corpi senza vita di un Autista Soccorritore, una Soccorritrice e del paziente che trasportavano.
Lui dipendente nato dal volontariato, lei volontaria e studentessa: due vite che raccontano la storia di tanti che fanno questo mestiere.
Un mestiere in cui i rischi sono tanti, troppi per un lavoro che continua ad essere percepito come facile, nonostante sia evidente a tutti quello che può succedere. Oggi è un incidente stradale, domani lo squilibrato che ti aggredisce, o una fuga di gas in un appartamento.
E davanti a queste scene, ogni volta, tra le tante domande che mi pongo, ce n’è una: lo diciamo davvero ai nostri soccorritori, ai volontari, all’infermiere appena assunto, che queste cose esistono? Che puoi morire un giorno d’estate al fianco di uno sconosciuto. Che il tuo compagno di equipaggio sarà l’ultima faccia amica che vedrai, prima che un camion ti piombi addosso. No, non glielo diciamo. Perché questo è un mondo che deve restare alla portata di tutti.
Guai a far perdere appeal al sistema, che senza volontari rischia di crollare.
Si paga con la moneta più in voga di tutte: la vocazione. Vai a sostituirli adesso. Un Autista Soccorritore di 56 anni e una Soccorritrice di 24, morti mentre svolgevano servizio. Vai a sostituirli per le loro famiglie, per i colleghi, per l’associazione che non li vedrà rientrare a fine turno. Ho sempre odiato la distinzione tra dipendenti e volontari. Siete soccorritori. Che a nessuno frega se e quanto vi pagano.