Napoli

Napoli è la città del sole, della pizza, del Vesuvio e, naturalmente, del calcio. Ma accanto alle sue eccellenze, resiste un fenomeno che continua a gettare ombre: la contraffazione. In particolare, la maglia del Napoli è tra i prodotti più falsificati in assoluto.

Con un prezzo ufficiale di 140 euro, la nuova maglia del Napoli per la stagione 2025/2026 è diventata il simbolo di una passione autentica, ma anche un bersaglio privilegiato per l’industria del falso.

La maglia del Napoli 2025/2026: un'icona da difendere

La maglia home 2025/2026 del Calcio Napoli non è solo un capo sportivo: è un oggetto di culto. Con lo scudetto tricolore al centro del petto, rappresenta orgoglio, eleganza e ambizione. Ogni dettaglio è studiato per esprimere identità e appartenenza.

Per garantire autenticità e sicurezza, è stato inserito un ologramma con impronta digitale sul fondo della maglia. Un elemento innovativo pensato per scoraggiare i falsari, ma sarà sufficiente?

‘O pezzotto: quando il falso diventa “tradizione”

Napoli ha addirittura coniato un termine per i prodotti contraffatti: ‘o pezzotto. La parola, entrata anche nei dizionari ufficiali come la Treccani, rappresenta ormai una realtà radicata nel tessuto cittadino.

Le strade del falso a Napoli sono ben conosciute: da via Toledo a Spaccanapoli, passando per i Quartieri Spagnoli, è facile trovare bancarelle che vendono maglie del Napoli false tra i 10 e i 15 euro. La qualità è lontana anni luce da quella dell’originale, ma per molti, turisti e non solo, il prezzo fa la differenza.

Un danno da milioni per lo sport italiano

Secondo i dati più recenti, la contraffazione nel settore sportivo genera perdite stimate in 850 milioni di euro l’anno. Un danno enorme, che colpisce club, sponsor, ma anche l’economia legale e l’immagine del Paese.

Nel caso del Napoli, la maglia ufficiale è un prodotto ad alto valore simbolico e commerciale. Proteggerla significa tutelare non solo un brand, ma una passione collettiva.

Souvenir o svalutazione del simbolo?

La domanda resta: chi compra i falsi? Sono solo i turisti attratti dal basso costo, o è la stessa città che non riesce a proteggere il valore del suo simbolo sportivo più amato?