Napoli

 

Un “blitz” illegittimo, una delibera “inesistente” e una Fondazione Teatro San Carlo sull’orlo della paralisi. È lo scontro aperto tra il sindaco Gaetano Manfredi, presidente della Fondazione, e i tre membri del Consiglio di Indirizzo (Cdi) che lunedì 4 agosto, in assenza del primo cittadino e del rappresentante della Città Metropolitana, hanno indicato al ministro Alessandro Giuli il nome di Fulvio Macciardi come nuovo sovrintendente del Lirico. Una nomina già firmata dal ministro e notificata ieri al teatro, ma ora impugnata al Tribunale civile da Manfredi, che chiede la sospensione immediata della delibera.

La battaglia legale: "Violazioni gravissime, atto abnorme"

Nel ricorso, depositato ieri, il sindaco accusa i tre componenti del Cdi – Marilù Faraone Mennella, Gianfranco Nicoletti (Ministero) e Riccardo Realfonzo (Regione) – di aver “riscritto lo statuto in poche ore”, autoconvocandosi senza diritto e votando in assenza dei revisori e del segretario, che si è rifiutato di verbalizzare. “Un trionfo di trasparenza”, si legge con ironia nel documento, dove si sottolinea l’assenza di un dibattito sui curricula e la “violazione dei principi democratici”.

Manfredi ricostruisce le tappe: la riunione del 4 agosto, da lui disdetta per impegni istituzionali a Roma, sarebbe dovuta servire solo a discutere la procedura per la nomina, non a designare il candidato. “Dal 15 luglio, termine per le candidature, al 4 agosto non c’è stata un’attesa irragionevole”, osserva il sindaco, respingendo le accuse di ritardo. Intanto, il teatro è senza sovrintendente da aprile, e la mancanza di un vertice, secondo i tre del Cdi, “paralizza la Fondazione”.

La replica del Consiglio di indirizzo: "Manfredi ha avvisato solo un'ora prima della convocazione"

Con una nota inviata a Manfredi i tre consiglieri, accusano il sindaco di aver “disatteso le tempistiche” e di voler “decapitare la Fondazione” bloccando la nomina. “Senza sovrintendente, il teatro non può agire in giudizio né tutelare i suoi interessi”, scrivono.

I tre consiglieri nel ricordare che ci sono «criticità di alcune azioni della Presidenza e della attuale gestione che suscitano grande preoccupazione», sottolineano che «da troppo tempo la Fondazione è priva di un vertice».

Il Sovrintendente precedente è scaduto, come noto, a fine marzo e insieme a lui è scaduto il provvedimento di assegnazione di funzioni di Direttore generale. Si parla poi della convocazione del Consiglio di indirizzo: «A cospetto di tutto ciò la tempistica che era stata deliberata nel Consiglio di Indirizzo del 26 giugno scorso è stata disattesa e Lei ha ritenuto di convocarci solo per il 4 agosto, salvo poi manifestarci la sua impossibilità a partecipare appena un’ora prima della riunione. La convocazione per il Consiglio di Indirizzo del 4 agosto ci era giunta il 30 luglio ed era stata confermata nel pomeriggio del 31 luglio. Essendo nota con diversi giorni di anticipo la convocazione dell’impegno romano, peraltro previsto per il pomeriggio, perché non ci ha informati prima e non ha verificato prima la possibilità di un diverso orario, data la situazione di urgenza e la espressa richiesta formalizzata dagli scriventi di una convocazione del consiglio d’urgenza?».

La sospensione provocherà altri danni. «Nella consapevolezza che la mancanza del Sovrintendente determina una sostanziale paralisi operativa della Fondazione, perché senza il Sovrintendente la Fondazione non può né difendersi, né tutelare i suoi interessi in giudizio - avendo solo il Sovrintendente la rappresentanza della Fondazione verso terzi - né svolgere altre azioni, pur nel contesto complesso e a tratti confuso che hanno connotato gli ultimi mesi di attività del Consiglio, ci permettiamo di rappresentare che tentare di bloccare l’atto di nomina del Sovrintendente, significherebbe provare a decapitare nuovamente la Fondazione, arrecandole un danno enorme, privandola ancora del vertice amministrativo» concludono i consiglieri. 

Ora la parola passa ai giudici 

Il tribunale dovrà decidere se sospendere la delibera in via d’urgenza, mentre è atteso un secondo ricorso al Tar per annullare la nomina. Intanto, il San Carlo resta nel caos: un teatro simbolo del Sud Italia, oggi diviso tra urgenze amministrative e una guerra di potere che rischia di oscurarne la stagione.