Napoli

Riprendo un tema lasciato in sospeso, o solo non compiutamente espresso, nel pizzino di sabato.

Il calcio mondiale gongola, di certo con più fondate ragioni di quello al di qua dalle Alpi o di altre realtà pedatorie ancora meno civili della nostra. Per non cadere nel ridicolo o (peggio) nell'ipocrisia occorre che nel mondo del pallone ogni innovazione sia sí rispettosa delle leggi o delle norme non scritte e fondanti dello sport, ma anche equilibrata verso i comportamenti generali tanto degli addetti ai lavori quanto della piazza. E la regola degli otto secondi della palla in mano al portiere passati i quali si assegna un calcio d'angolo alla squadra avversaria soddisfa un particolare tecnico del gioco del calcio, non il senso di sportività e di giustizia che dovrebbe essergli implicito. L'ostruzionismo alla "fluidità del gioco" che tanto si vuol combattere è un assurdo pretesto per nascondere sotto al letto l'immondizia da tempo accumulata. Se fosse vero si dovrebbero, con altrettanta tenacia, contrastare altri e ben più gravi comportamenti che di quel gioco ne compromettono non solo l'immagine ma il valore stesso.

Tra gli altri le simulazioni - diventate ormai una costante nello svolgimento delle partite, tanto da far apparire sempre più il calcio uno sport per signorine (con tutto il rispetto per le signorine) - e le frasi razzistiche e/o discriminatorie tra giocatori campo - l'episodio tra Juan Jesus e Francesco Acerbi del 17 marzo dello scorso campionato, finito a tarallucci e vino (ma solo per l'interista e il suo mentore, signor Giuseppe Marotta) resta un vulnus insormontabile per tutte le generazioni  future di calciatori e un indegno esempio per i giovani che a questo sport vogliono guardare per passione o per diletto. Ma c'è un'altra opportunità che la regola degli otto secondi può dare a tutti coloro che il calcio lo praticano o lo amano. La proposta è semplice ed era già in qualche modo presente in forma sincopata e criptica nel pizzino di sabato. E se, una volta oltrepassati gli otto secondi di cori discriminatori, frasi ingiuriose, buuuu razzistici all'indirizzo di giocatori di colore (ricordate quanto accaduto a Koulibaly a Milano?), l'arbitro, invece di far finta di niente come ora regolarmente fa, assegnasse un calcio d'angolo alla squadra vittima dell'insopportabile oltraggio? Allora sì che la partita si ravviverebbe di suspense e gol. Altro che fluidità, sarebbe un fuggi fuggi continuo verso le bandierine! Abbiamo anche lo slogan e a titoli cubitali: "UN CALCIO (D'ANGOLO) AL RAZZISMO!"