In attesa dell'assemblea decisiva dei soci dell'alto calore, Nicola Cataruozzolo si fa portavoce di un gruppo di professionisti attraverso un documento indirizzato all'amministratore unico di Acs Antonio Lenzi, al presidente del collegio dei revisori dei conti Acs Mario Lariccia, all'ente idrico campano, presidente Luca Mascolo e direttore generale Giovanni Marcello.
Eccolo integrale:
"Si fa seguito alla nota di convocazione e, alla luce delle recenti iniziative da ella assunte, in particolare, per ciò che riguarda l’adeguamento delle tariffe applicate all’utenza, senza un preventivo e doveroso confronto con la compagine societaria, si chiede di integrare l’ordine del giorno come di seguito indicato:
1) Informativa dell’Amministratore Unico circa lo stato del Concordato;
2) Predisposizione tariffaria periodo 2024/2029 – richiesta chiarimento su motivazioni tecnico-economiche alla base delle determinazioni assunte dall’Amministratore Unico, in assenza di previo dibattito con i Soci;
3) Ipotesi di aumento di capitale con conferimenti da parte dei Soci;
4) Attivazione Fondo Integrazione Salariale (FIS) personale dipendente;
5) Richiesta dimissioni Amministratore Unico;
6) Nomina Amministratore Unico.
Giusta previsione del sopra citato art. 13 dello Statuto Societario, la presente istanza viene sottoscritta da tanti soci che rappresentano almeno un decimo del capitale sociale e, qualora l’A.U. non provveda tempestivamente alla rideterminazione dell’odg come innanzi richiesto, si formula formale richiesta al Presidente del Collegio Sindacale di esercitare i previsti poteri sostitutivi.
Venendo al merito dell’ordine del giorno, si precisa quanto segue.
In ordine ai punti 1) e 2), si chiede all’Amministratore Unico di illustrare in maniera dettagliata, puntuale e fornendo tutti i documenti giustificativi necessari le motivazioni di natura tecnica ed economico-finanziaria che hanno sovrinteso alla determinazione di procedere ad aumenti tariffari notevolissimi e sproporzionati rispetto al servizio fornito alla popolazione-utente.
In particolare, si chiede di conoscere le ragioni per cui lo stesso Amministratore Unico non abbia ritenuto di effettuare un preventivo confronto con i Soci che, nella duplice qualità di Sindaci e, appunto, di componenti la compagine sociale, si trovano nella condizione di far sopportare alla cittadinanza un fortissimo aggravio
finanziario, in un momento di crisi economica che colpisce i cittadini e di precarietà del servizio reso da ACS, in gravissima difficoltà nel garantire l’ erogazione idrica con numerosi e diffusi disservizi.
Venendo al merito della vicenda, si premette quanto segue:
a) Tutti i creditori di ACS, tra cui anche i Comuni Soci, hanno approvato il Piano di Concordato preventivo in continuità, presentato dalla stessa Azienda, che ha previsto una falcidia per i creditori chirografari pari all’85,7%;
b) I Comuni Soci, pur nella difficoltà derivante dalla riduzione dei propri crediti, con evidenti ricadute sui bilanci comunali, hanno preso atto della necessità di ACS del loro voto favorevole e hanno approvato il piano di concordato, sopportando un fortissimo aggravio economico-finanziario:
c) Il Piano di Concordato approvato prevedeva L’aumento delle tariffe idriche per il periodo 2023-2026 (considerato che il suddetto Piano immaginava l’inizio dell’azione concordataria, appunto, nel 2023), pari al 3,5% annuo per ciascuna delle annualità considerate con un effetto composito del 14,7% complessivo;
d) La predisposizione tariffaria sottoposta all’approvazione del Consiglio del Distretto Irpino contempla, invece, aumenti pari al 9,94% solo per l’anno 2025, il 9.93% per il 2026, il 15,97% per il 2027 e un “misero” 0,97% per il 2028, con un incremento rispetto alle previsioni del Piano concordatario esorbitante e ingiustificabile.
e) L’Amministratore Unico di Acs Spa, con la sua decisione del tutto difforme rispetto al Piano Industriale sottoposto anche alla ratifica del Tribunale di Avellino, ha ritenuto di stravolgere il piano di concordato e, nel contempo, di non rendere partecipi i Soci di un atto che impatta notevolmente sulla vita dei cittadini, mostrando volontà di cieco dirigismo e indifferenza per le ragioni tanto della cittadinanza quanto delle Amministrazioni comunali che pure hanno ampiamente sostenuto la sua azione;
f) Nel corso della recente seduta di approvazione del bilancio societario, si è dato esclusivamente atto di un futuro aumento della tariffa che avrebbe avuto impatto nel corso del periodo di esecuzione del piano di concordato, lasciando in tal modo intendere ai Soci che l’incremento tariffario sarebbe stato solo ed esclusivamente quello riportato, appunto, nel Piano di Concordato;
g) Atteso che la predisposizione tariffaria giunge alla fine di un lungo percorso di applicazione di principi regolatori, non è assolutamente immaginabile che, alla data di approvazione del bilancio, l’Amministratore Unico di ACS S.p.A. non avesse contezza delle previsioni di adeguamento tariffario e, ciò nonostante, non ha reputato di informare i Soci, traendoli, anzi, in inganno con una locuzione (i pagamenti dei crediti saranno possibili, si legge nel piano, …. dalla generazione dei flussi di cassa e dal recupero dell’adeguamento tariffario per il periodo fino a 4 anni dall’omologa – pag. 45 della relazione allegata al bilancio) che rimanda, come detto, agli incrementi esposti nel Piano Industriale.
Dato per rato e confermato quanto sopra, i Soci sottoscrittori della presente hanno motivi di ritenere lo spropositato aumento della tariffa applicata all'utenza come uno strumento per far fronte alle criticità economico finanziarie sopravvenute dopo il il deposito dell piano di concordato, risultato della gestione perpetrata dall’attuale management societario.
Infatti, nel periodo 2024/2025 si sono registrati fatti importanti proprio sul fronte economico-finanziario che testimoniano un aggravamento della condizione complessiva di ACS S.p.A., di cui non si ha piena e chiara evidenza nei documenti contabili e che si riportano, per ampia sintesi, di seguito:
a) La gestione caratterostica, ossia al netto delle sopravvenienze da concordato, è stabilmente in negativo, con una perdita di circa € 4.500.000. Ciò significa che il rendiconto finanziario relativo al solo anno 2024 riporta una perdita uguale all’anno precedente, anzi, anche leggermente superiore;
b) Il Piano Industriale prevedeva, invece, un utile di gestione (al netto delle sopravveniente da concordato) di circa € 8.000.000;
c) Questo risultato negativo, che fa aumentare il debito prededucibile, si è avuto nonostante la cessione della centrale di Cassano Irpino alla Regione Campania che ha assunto l'onere di pagarne la bolletta che ammonta a oltre € 15.000.000;
d) L’acqua acquistata dalla stessa Regione Campania, per il tramite di Acqua Campania, da Cassano Irpino ammonta a circa € 5.300.000 e, quindi, ha un costo notevolmente inferiore rispetto alla spesa energetica per lo stesso sito;
e) Tutto ciò indica che, pur avendo eliminato la maggiore spesa sostenuta da ACS nel passato, la gestione è continuamente in negativo;
f) La spesa per energia elettrica, che avrebbe dovuto ridursi, come detto, di circa € 15.000.000, ha registrato una contrazione di circa € 7.000.000 perché, a causa dell’insolvenza di ACS nei confronti dei fornitori di energia elettrica del libero mercato, quasi tutti i siti societari sono tornati nel regime di salvaguardia che è molto più oneroso;
g) Il fornitore di energia elettrica del regime di salvaguardia è Hera Comm S.p.A. che è anche il principale creditore di ACS con un debito complessivo di circa € 90.000.000, in parte (circa € 55.000.000) falcidiato dal concordato;
h) A causa del ritorno in regime di salvaguardia, la spesa per approvvigionamento energetico è molto più alta di quanto sarebbe dovuta essere se ACS avesse avuto accesso al libero mercato e, soprattutto, sta facendo aumentare a dismisura il debito nei confronti della menzionata Hera Comm S.p.A.;
i) La situazione del debito nei confronti di Hera Comm S.p.A. è diventata drammatica perché, oltre a quanto rientrante nel concordato, ACS ha accumulato un ulteriore passivo prededucibile (e, quindi, da pagare entro il primo anno di concordato, la fine del 2025) nei confronti di tale Società per
€ 35.000.000;
j) Per il pagamento del debito prededucibile alla fine del 2023, ammontante a € 13.000.000, era stato sottoscritto un accordo che l’attuale management non ha onorato e che, quindi, è da ritenersi nullo, con tutte le conseguenze che ciò comporta;
k) Allo stato, Hera Comm S.p.A., a causa della persistente insolvenza di ACS S.p.A., è nella condizione di richiedere la messa in liquidazione della Società;
l) Oltre a tutto ciò, è letteralmente esploso il debito prededucibile, quello, come detto, generatosi dopo il deposito della domanda di concordato;
m) Alla fine dell’anno 2023, ovvero prima dell’insediamento dell’attuale management, tale passivo ammontava a circa € 14.500.000 mentre in soli 18 mesi di gestione dell’Amministratore Unico in carica, il debito prededucibile è arrivato all’insormontabile cifra di circa € 35.000.000 (dato notevolissimo, rilevato che da ottobre 2023 la gestione di Cassano Irpino, con i relativi oneri, è passata alla Regione Campania);
n) Nel corso dell’anno 2024 si è avuto anche un calo del fatturato di circa € 6.400.000, in parte giustificato (per € 3.900.000 circa) con la minore quota di adeguamento tariffario imputato nel 2023 rispetto al 2024;
o) Ciò indica anche una minore capacità di creare ricavi da parte di ACS e spiega l’istanza tanto onerosa di adeguamento tariffario;
p) Nel corso del periodo successivo al deposito della domanda di concordato è anche aumentato il debito nei confronti dei Soci, cui non sono state riversate le addizionali fognatura e depurazione per un totale di circa € 9.500.000 e ciò nonostante i Soci abbiano sopportato la falcidia concordataria, riducendo i propri crediti di circa l’85%;
q) Tale considerazione rende ancor più grave il mancato coinvolgimento della compagine societaria nella discussione circa la revisione delle tariffe, che coinvolge anche aspetti economico-finanziari di gestione delle singole amministrazioni comunali.
ACS ha diramato un comunicato per giustificare la proposta di aumento tariffario (si rammenta, ancora non approvata dall’EIC) e l’Amministratore Unico ha reso delle dichiarazioni, nelle quali si fa presente che la manovra sulle tariffe non è finalizzata al ripiano del debito concordatario che, invece, dovrà essere remunerato per il tramite di seguenti fondi:
- € 13.000.000 da risorse interne precedenti al 2022;
- € 49.000.000 da ristoro ERC della Regione Campania;
- € 25.000.000 da recupero crediti presso utenti morosi;
- € 20.000.000 da riduzione di costi operativi
Sui temi sopra rappresentati, si segnala che:
a) € 13.000.000 provengono da pignoramenti antecedenti al 2022 liberati dall’omologa ma, a tutt’oggi, tali somme sono ancora vincolate per inerzia di ACS, che non ha predisposto la documentazione per lo svincolo e, per l’effetto, gli importi sono ancora indisponibili;
b) € 49.000.000 provenienti da ERC non corrispondono alla realtà dei fatti perché l’attuale Amministratore Unico di ACS ha sottoscritto 2 distinti atti integrativi dei precedenti accordi intercorrenti con la Regione Campania che hanno rideterminato l’importo a ribasso, tanto che, ad oggi, fatti salvi eventuali riconteggi in riduzione, tale somma si è ridotta a € 34.174.653,50, ovvero circa € 15.000.000 in meno;
c) € 25.000.000 da recupero crediti nono sono disponibili, atteso che, ad oggi, ad eccezione dell’invio di lettere di diffida e messa in mora e dell’affidamento a una messe di legali di fiducia di specifici incarichi, non si registra alcuna azione di recupero crediti fattiva ed efficace;
d) € 20.000.000 di riduzione di costi operativi non sono rinvenibili dalla gestione, considerato che il costo del personale è rimasto pressoché invariato rispetto all’anno precedente, i costi per fornitori si sono ridotti solo per circa € 1.800.000 ma non si ha più la gestione di Cassano Irpino per la quale non si paga la relativa corrente elettrica e i costi operativi sono rimborsati dalla Regione Campania.
Soprattutto, pur volendo ritenere credibile quanto affermato dall’Amministratore Unico in merito alla sostenibilità del piano di concordato con le risorse (mancanti) sopra descritte, emerge un altro dato: l’esplosione del debito prededucibile (oltre € 35.000.000) ha reso assolutamente necessario l’adeguamento tariffario monstre proposto.
Appare evidente, quindi, che l’Amministratore Unico di Acs S.p.A. non abbia inteso coinvolgere le Amministrazioni Comunali Socie per non chiarire i motivi di tale necessità che trova il proprio fondamento nella gestione carente sotto il profilo economico-finanziario, rappresentata nel corso dell’Assemblea dei Soci per l’approvazione del bilancio 2024 in maniera non chiara, non adeguata, non puntuale e tale da non consentire alla compagine societaria una presa di coscienza piena e consapevole.
Si chiede all’Amministratore Unico di ACS S.p.A. di chiarire:
- se esistono tutte le risorse finanziarie per dar luogo al piano di riparto della prima annualità del Piano di Concordato;
- il dettaglio delle somme disponibili per eseguire il menzionato primo piano di riparto;
- se tutte le somme la cui competenza è antecedente al 12.07.2022 siano state effettivamente e concretamente utilizzate solo ed esclusivamente per il pagamento del debito concordatario ovvero se parte di tali importi sia confluita nella gestione corrente;
- se è intenzione dell’Amministratore Unico non procedere al pagamento di tutti i debiti da soddisfare nel corso del primo anno di esecuzione del concordato e gli eventuali motivi di tale determinazione;
- l’esatta e precisa consistenza del debito prededucibile, con l’indicazione delle somme spettanti a ciascun debitore;
- le eventuali iniziative adottate per postergare il pagamento di debiti prededucibili e il relativo esito.
In merito al punto 3), partendo proprio dal quadro sopra rappresentato, che indica uno stato di insolvenza riferito, in particolare, al debito prededucibile, occorre prendere atto della necessità di ricapitalizzare la Società che, anche alla luce del deficit gestionale degli ultimi 18 mesi, si trova in uno stato di sofferenza finanziaria elevatissimo tale da non lasciare, allo stato, presagire una favorevole risoluzione del concordato.
In particolare, si richiama il cosiddetto Piano Pozzoli, approntato nel lontano 2018 e più volte rimaneggiato, nel quale si prevedeva una manovra finanziaria di aumento del capitale, coperto da conferimento dei Soci, per € 50.000.000.
Considerato che, nel corso degli anni, si è avuto accesso alla procedura di concordato in continuità aziendale che ha falcidiato la debitoria ma persistendo, nel contempo, una grave crisi di liquidità, derivante dall’insolvenza nei confronti dei debitori prededucibili, si reputa utile prevedere una ricapitalizzazione parziale rispetto a quanto previsto nel citato Piano Pozzoli, nella misura di € 25.000.000, sempre con oneri a carico dei Soci, da attuare in 5 anni e anche mediante strumenti di compensazione dei crediti.
Ciò in considerazione del fatto che la compagine societaria non può ritenersi esente dalla responsabilità morale di sostenere il soggetto gestore del servizio idrico e anche alla luce del vigente quadro normativo che vieta, in caso di fallimento, agli stessi soci di partecipare al capitale azionario del nuovo gestore del SII: in altri termini, i Sindaci, per rispetto al territorio e alla cittadinanza, oltre che per impegno istituzionale, reputano opportuno indicare la strada dell’aumento del capitale, appunto, di € 25.000.000 per ovviare all’eventualità di un fallimento che escluderebbe le comunità irpine (e sannite) dalla futura operatività nel settore.
Ciò allo scopo precipuo di preservare la gestione pubblica e per chiarire anche all’attuale management che eventuali decisioni in merito alla forma di gestione, oltre che da verificare con gli organi dell’EIC, non possono prescindere da un ampio e serrato confronto: non si vuole che si ripeta la stessa prassi attuata per l’adeguamento della tariffa idrica, alle spalle dei cittadini, dei Soci e con un blitz in pieno agosto che testimonia la scarsa trasparenza dell’azione perpetrata.
Per quanto riguarda il punto 4), ai fini della partecipazione massima a una politica di riduzione dei costi nell’ ottica della salvaguardia di ACS e, quindi, dei livelli occupazionali, non sussistendo le condizioni normative per l’uso di contratti di solidarietà, si intende autorizzare l’Amministrazione ad attivare il Fondo di Integrazione Salariale nella misura massima prevista dalla legge.
Tale iniziativa comporterà una sostanziale contrazione dei costi per il personale dipendente che, giova ricordare, è rimasto stabile nel corso del 2024 nonostante i pensionamenti ed è destinato a crescere nell’anno in corso a causa del rinnovo del CCNL di settore: attraverso la riduzione dell’orario di lavoro, da attuare in maniera uniforme e diffusa, si perverrà a una riduzione della spesa corrente e, al contempo, alla messa a disposizione di liquidità per la gestione corrente, allo stato insufficiente a garantire la continuità.
Per quanto riguarda i punti 5) e 6), nelle valutazioni che precedono risiede la richiesta di dimissioni dell’Amministratore Unico che, a dispetto di quanto asserito nelle dichiarazioni rese alla stampa, ha agito senza neanche immaginare di confrontarsi con i Soci che sono portatori, oltre che di interessi economico-finanziari in quanto partecipanti alla compagine societaria, anche di istanze diffuse provenienti dalla cittadinanza che non possono essere disattese avvalendosi della distrazione dei mesi estivi mentre non arriva l’acqua nelle case dei cittadini a causa dei continui e diffusi disservizi che lasciano la popolazione senza risorsa idrica proprio nei momenti di maggiore calura.
Appare chiaro che l’attuazione di un’iniziativa tanto impattante per la popolazione in assenza del coinvolgimento dei Soci sia da considerarsi come una violazione del vincolo fiduciario riposto dalla compagine societaria nell’Amministratore Unico, nei cui confronti, peraltro, si è registrato non più di 2 mesi fa un ampio e significativo sostegno che è stato evidentemente inteso come il beneplacito per agire non a difesa ma a dispetto dei Soci stessi.
Ancor più grave è tale determinazione laddove si consideri che, contrariamente a quanto affermato nei comunicati stampa diffusi e nelle dichiarazioni rese, alla luce del rilevante debito prededucibile maturato e dell’assenza di risorse finanziarie sufficienti per dar luogo al primo piano di riparto del concordato, la manovra tariffaria è necessaria a reperire fondi per far fronte alla debitoria maturata, come sopra rappresentato.
Mistificatorio è stato il tentativo di spiegare che le somme da destinare all’esecuzione del concordato siano tutte provenienti da flussi di cassa esistenti mentre la realtà dei fatti testimonia che tali importi o sono stati rideterminati al ribasso o non ancora svincolati ovvero non ottenuti né tramite azioni di recupero né mediante contrazioni di costi operativi.
Come altrettanto teso a confondere è l’ulteriore sforzo di non dare evidenza del gravoso debito prededucibile accumulato in 18 mesi di gestione che ha reso la manovra tariffaria non solo necessaria ma inderogabile.
Il tutto mentre le province dell’Irpinia e del Sannio vivono una stagione drammatica di crisi idrica che, stando alle previsioni, dovrebbe perdurare fino al mese di ottobre.
Con la presente, quindi, si chiede all’Amministratore Unico di Acs S.p.A., avv. Antonio Lenzi, di rimettere il proprio mandato ovvero, in mancanza di un atto di responsabilità da parte sua, di porre all’ordine del giorno un voto di fiducia del suo operato, con conseguente impegno alle dimissioni qualora ottenga il voto contrario della maggioranza dell’assemblea costituita (evitando, quindi, di appellarsi alla necessità della maggioranza assoluta).
Per consentire, altresì, lo sviluppo di un più sereno, adeguato e, soprattutto, ampio confronto tra i Soci, oltre che l’individuazione di una diversa figura di Amministratore Unico di Acs che possa meglio rappresentare le ragioni della compagine societaria e dell’utenza, si chiede all’Ente Idrico Campano, nelle persone del Presidente e del Direttore Generale, di posticipare la discussione e, a fortiori, l’eventuale (ma scongiurabile) approvazione della proposta di adeguamento tariffario presentata da Acs Spa all’avvenuto dibattito tra i Soci e all’assunzione di determinazioni da questi condivise.
Tanto considerato, si reitera la richiesta di integrazione nel più breve tempo possibile, dell’ordine del giorno di cui alla nota di convocazione sopra richiamata, ribadendo che, in caso di intempestività da parte dell’Amministratore Unico, si attivino i sopra richiamati poteri sostitutivi in capo al Collegio dei Revisori dei Conti, come previsto dal vigente statuto societario".