Napoli

È già tempo di tronfalismi. È bastata una vittoria - per carità più che legittima, contro una neopromossa, che poi si chiamasse Sassuolo era un mero fatto statistico - per parlare di "Grande Napoli". Perfino il mio amico Arturo Minervini, nella sua bella rubrica post-partita "Da 0 a 10", è sembrato più incline del solito all'apoteosi. Insomma, l'ottimismo impera e sembra volere a tutti i costi nascondere i problemi tecnici e tattici di questa squadra, che rimangono comunque inalterati. Spero che nessuno interpreti questo mio atteggiamento "freddo" come una inopportuna forma di bastiancontrarismo sportivo o, peggio, come la malevola aspirazione a "gufare" contro un colore e una fede che mi appartengono come una seconda pelle, ipoderma compreso. Del resto non sono poi solo su queste posizioni: Corbo, Fedele e molti altri continuano a segnalare grandi e piccole incongruenze "gestionali" (leggasi tecniche) e "strategiche" (di campagna acquisti) che potrebbero pesare, e non poco, sul prosieguo della stagione. Partiamo dalla fine, cioè dalla vittoria contro il Sassuolo al Mapei Stadium di Reggio Emilia. Il Napoli ha dato l'impressione di "esserci", e questo è già cosa non da poco, visti i rischi connessi a un "day after", già sperimentato e pagato a caro prezzo dopo il primo scudetto dell'era De Laurentiis, e ai ben noti problemi di carburazione fisica (e, forse, anche tattica) che hanno le squadre di Antonio Conte all'inizio di ogni campionato (vedi anche la sonora sconfitta all'esordio dello scorso campionato contro il Verona).

Ma qualcosa indubbiamente manca, e va oltre l'assenza di Big Rom in campo. A dirlo non sono io, ma un tal Kevin De Bruyne, calciatore che, al di là della sua immutata classe cristallina, ha già manifestato straordinarie doti morali (tra le quali sincerità e umiltà sorprendenti) che speriamo non facciano sorgere in altre primedonne (in realtà è una sola) problemi di invidia e leaderismo fini a loro stessi. Le esatte parole dell'asso belga - che, a differenza di Lobotka, già comincia a dire qualcosa in italiano, oltre a comprenderlo - nel postgara emiliano sono state le seguenti:" Molto diverso il modo di lavorare in Italia, sono io che devo adattarmi a loro e non loro a me. Potevamo fare meglio anche oggi, dobbiamo continuare a lavorare per replicare cosa è accaduto lo scorso anno". All'inserimento di De Bruyne, vanno poi aggiunti i numerosi nodi tattici ancora da sciogliere e la rosa da completare. L'inizio è da sette in pagella, mi auguro che il resto sia da 10.