Napoli

Il coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani (Cnddu) esprime profonda preoccupazione per il grave episodio avvenuto a Quarto, (leggi qui l'articolo di Rossella Strianese) dove un quindicenne è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio dopo aver accoltellato un diciottenne. Un fatto che colpisce non soltanto la vittima e la sua famiglia, ma l’intera comunità, perché rivela un malessere che non può più essere ignorato.

"Quando un adolescente impugna un coltello per colpire un coetaneo, non assistiamo solo a un atto di violenza, ma al fallimento di una rete educativa che dovrebbe proteggere, accompagnare e offrire alternative.

Dietro ogni gesto di aggressività cieca si nasconde spesso una domanda di attenzione, di riconoscimento, di guida. È in questo vuoto che la scuola deve tornare a essere protagonista, presidio autentico di legalità e di crescita civile.

Gli insegnanti, ogni giorno, entrano in classe non solo per trasmettere nozioni, ma per educare alla convivenza, al rispetto, al senso di responsabilità. La loro missione, troppo spesso trascurata o svalutata, oggi appare più urgente che mai. È nelle aule che si può costruire la capacità di dialogare anziché scontrarsi, di risolvere i conflitti senza cedere all’impulso della violenza, di interiorizzare la cultura dei diritti umani come orizzonte comune".

Per questo il coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani attraverso il presidente Romano Pesavento lancia un appello accorato: "Restituiamo centralità alla scuola e sosteniamo i docenti nel loro compito educativo. Investire in percorsi di educazione civica e alla legalità, rafforzare la collaborazione con le famiglie, dare spazio a progetti culturali e sociali che parlino ai giovani significa prevenire nuove tragedie e offrire a una generazione disorientata strumenti per ritrovare sé stessa.

Ogni volta che un giovane ferisce un altro giovane, è la società intera a sanguinare. Solo un impegno collettivo, in cui la scuola torni ad avere un ruolo guida riconosciuto e rispettato, potrà ricucire questo strappo e trasformare la fragilità in occasione di rinascita.

La scuola non può e non deve restare sola di fronte a simili sfide: servono risorse, progetti a lungo termine e una visione politica chiara che metta l’istruzione al centro del futuro del Paese. Sostenere i docenti significa sostenere i giovani, e sostenere i giovani significa proteggere la società di domani. Se vogliamo davvero invertire la rotta della violenza, dobbiamo avere il coraggio di credere nella forza dell’educazione come unico vero antidoto alla deriva".