"Ieri a Napoli, nel comitato esecutivo dell’ente idrico campano, è stata presa una decisione importante: per Caserta è stato scelto il modello di gestione mista pubblico-privata. Cosa significa? Non più un gestore interamente pubblico, ma una società dove entrano i privati, pur mantenendo la maggioranza pubblica.
In pratica, si apre la porta agli interessi di soggetti privati nella gestione di un bene essenziale come l’acqua.
Questo è lo stesso modello che si vorrebbe proporre anche per l’Irpinia, prendendo a riferimento Acea (dove il Comune di Roma è socio, ma il controllo e i profitti finiscono in gran parte ai privati)".
E' quanto scrive in una nota il comitato Uniamoci per l'acqua, in prima linea in questa battaglia al fianco dei cittadini.
"Per i cittadini il rischio è chiaro: tariffe più alte per garantire i dividendi dei privati, meno trasparenza, perché una società mista risponde a logiche di mercato, perdita di autonomia, perché le scelte non dipenderanno più dai Comuni ma da chi mette capitale.
E i sindaci? Chi ha approvato questa scelta si assume una responsabilità pesante. Se i sindaci non sono stati capaci di risanare Alto Calore, oggi invece di chiedere con forza fondi nazionali ed europei per rifare le reti colabrdo, si arrendono e aprono la porta ai privati.
È una resa senza condizioni - afferma Domenico Petrillo che ieri ha incontrato padre Alex Zanotelli - un’ammissione di fallimento: hanno tradito la gestione pubblica che avrebbero divuto difendere.
La verità è semplice: se i sindaci non sono stati capaci di gestire l'acqua, come possono pretendere di amminstrare bene i propri comuni?"