Il vescovo Sergio Melillo ha accettato le dimissioni di monsignor Antonio Blundo da vicario della diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia. L'avvicendamento è in programma il prossimo 30 novembre, quando al suo posto si insedierà don Rosario Paoletti, attualmente parroco di Grottaminarda. Blundo resterà parroco della Basilica Cattedrale.
Classe 1942, è nato ad Ariano Irpino, ordinato il giorno 11.8.1968, è stato parroco di Villanova del Battista e della parrocchia di San Giuseppe in contrada Tesoro ad Ariano Irpino. Successivamente parroco di San Pietro Apostolo (2002), priore dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro. Ha svolto il servizio alla diocesi con grande competenza, in qualità di vicario generale dal 1996, confermato da Monsignor D'Alise nel 2004. Si è distinto come amministratore diocesano, con particolare premura alla comunione del presbiterio e reggendo la diocesi fino all'ingresso di Monsignor Sergio Melillo.
Ma c'è di più ed è sicuramente un record oltre che una grande soddisfazione personale e per l'intera comunità.
Monsignor Antonio Blundo fu scelto per prima volta vicario dal compianto vescovo Eduardo Davino, confermato dal suo successore Gennaro Pascarella, poi da Giovanni D'Alise e dall'attuale pastore Sergio Melillo.
La sue parole:
"Ricordo l'allora proposta di monsignor Davino. Ero disorientato, pensai in me: non sono una persona da ufficio, dalle relazioni importanti. Ma fu lui a fidarsi di me. Non per grandi doti e capacità. Mi disse: ho visto che i preti ti vogliono bene. Fu una grande gioia. E ho cercato di continuare a volere bene ai sacerdoti, a ricambiare questo bene. Se ci sono riuscito, grazie a Dio. Non ho fatto grandi servizi, anche se i vescovi mi hanno riconfermato. Non credo di avere grandi doti, se non quello di essere in obbedienza e di servire. Quando fui ordinato sacerdote, sul retro dell'immaginetta scrissi la frase del concilio ancora in atto: "Il presbitero, è un fratello in mezzo ai fratelli". Ne ho fatto un programma di vita. Spero di aver mantenuto fede. Almeno da parte mia c'è stata la buona volontà. Quella di dimettermi oggi una scelta dettata dal cuore per il bene della diocesi".
Il Vescovo Sergio Melillo con il quale Blundo ha avuto sempre un rapporto cordiale e di grande collaborazione, soprattutto nella delicata e triste fase della pandemia dove purtroppo anche la chiesa ne è uscita dimezzata.
Al termine del XLIII° convegno pastorale diocesano “Organizzare la Speranza”, in spirito di gratitudine e di comunione, con tutti, e particolarmente con voi amici sacerdoti, elevo la preghiera al Signore che sempre guida ed illumina il cammino ecclesiale.
Abbiamo vissuto il convenire di una Chiesa da sempre impegnata in cammini di vita e di fede che parlano al cuore; è stato un convegno carico di aspettative - in un tempo inquieto del mondo –, vissuto con intensità, giorni dove abbiamo ascoltato e condiviso l’esperienza viva delle nostre comunità. Un tempo di grazia dove è stato presentato il percorso diocesano di iniziazione cristiana elaborato nell’anno trascorso con stile sinodale.
Con questo spirito viviamo questa stagione ecclesiale, in un momento significativo della nostra diocesi anche con la nomina del nuovo Vicario Generale.
Il mio cuore si apre anzitutto per ringraziare Monsignor Antonio Blundo, che in questi anni ha condiviso con me il peso e la gioia del servizio pastorale quale vicario generale.
È stato accanto a tutti, a voi, cari confratelli sacerdoti, con discrezione, sapienza e fraterna attenzione; è stato accanto a me quale sostegno leale e fedele collaboratore. A lui va con affetto il nostro grazie sincero per essersi speso in questo servizio vivendolo quale un dono da offrire alla Chiesa, non come un onore da ricevere.
Gli applausi scroscianti risuonati questa sera nella nostra Cattedrale sono segno tangibile dei sentimenti di stima di tutti noi!
Grazie Don Antonio per il servizio impegnativo che vivi con spirito orante, con cuore di pastore. Un servizio che ora non viene certo meno, ma è un nuovo inizio per la tua vita sacerdotale.
Accogliete carissimi fin d’ora con fiducia ed amicizia don Rosario Paoletti, parroco pieno di zelo pastorale, che ho chiamato a questo laborioso compito (can. 479 § 1, CJC) a partire dalla prima domenica di Avvento.
Grazie don Rosario per la tua generosa disponibilità! Il Vicario non viene posto “sopra” i sacerdoti, ma “tra” i sacerdoti, per servire e custodire con me la comunione del presbiterio e della Chiesa diocesana, con gesti fraterni di armonia.
Lo accompagni la nostra preghiera, la nostra vicinanza e la leale collaborazione. Vorrei dire a voi amati presbiteri: il Vicario Generale è uno di voi, è un fratello chiamato a un compito delicato; e il Vescovo, pur nella responsabilità del suo ministero, è anch’egli un fratello tra i fratelli. Siamo una sola famiglia, chiamata a condividere le fatiche e le gioie, a custodire l’unità e a sostenerci nella fedeltà al Vangelo. Solo insieme, nella comunione, possiamo essere testimoni credibili dell’amore di Cristo per il suo popolo. Il Signore ci doni di camminare uniti, con un cuore solo e un’anima sola, per annunciare il Vangelo nella nostra terra, perché “nessuno è escluso dalla gioia del Signore” (Ev. Gaudium,3)
Affidiamoci tutti, presbiteri, diaconi, religiosi/e e laici, all’intercessione dei santi Ottone e Nicola, del vescovo San Liberatore, di Sant’Elzeario e della Beata Delfina.
Cari amici, la Chiesa sia per tutti una palestra di umiltà, cioè quella casa in cui si è sempre benvenuti, dove i posti non vanno conquistati, dove Gesù può ancora prendere la parola ed educarci alla sua umiltà, alla sua libertà. Maria… di questa casa è veramente la Madre.” (Leone XIV) Con affetto di padre, e con la mia benedizione".