Il pancreas per molto tempo è stato uno sconosciuto in tanto che organo ed in tanto che sede di malattie. La sua prima descrizione è attribuita nel IV secolo avanti Cristo a Erofilo, fondatore della scuola di medicina di Alessandria (antico Egitto) e il suo nome a Rufus, chirurgo dell’epoca dell’imperatore Traiano.
Il termine pancreas in greco antico significa “tutta carne”. La sua anatomia è ben descritta, nel periodo del rinascimento, da André Vésale (1514-1564), fondatore dell’anatomia moderna. Le sue funzioni sono intuite nel XVII secolo, per la sua componente esocrina, da Johann Georg Wirsung (1589-1643), anatomico tedesco che esercitava a Padova, e da Johann Konrad Brunner (1653-1727), anatomico svizzero, per la componente endocrina.
Molto più tardi i lavori di Magendie (1783-1855), e soprattutto di Claude Bernard (1813-1878), hanno dimostrato il ruolo essenziale del pancreas nella digestione. Alla fine del XIX secolo, le osservazioni cliniche di Etienne Lancreaux (1829- 1910), e successivamente l’ablazione del pancreas praticata da Oskar Minkowski (1858-1931), stabiliranno il ruolo maggiore del pancreas nella patogenesi del diabete di tipo 1. Nel corso del secolo scorso la nosografia di numerose affezioni del pancreas viene elaborata a partire da costatazioni anatomo-cliniche.
Gli estratti pancreatici vengono utilizzati con un certo successo per i disturbi della digestione. Bisogna aspettare il 1921 e la scoperta dell’insulina da parte di Frederick Banting (1891-1941), di Charles Herbert Best (1899-1978), e di Bertram Collip (1892-1965), per compensare il deficit endocrino. La storia continua grazie ai progressi della biologia, delle diagnosi per immagine, e dell’innovazione terapeutica, con la descrizione del primo insulinoma nel 1927, la realizzazione della prima duodeno-pancreatectomia nel 1940, senza parlare del trapianto del pancreas e del trapianto delle isole pancreatiche, diventati realtà dopo vari decenni.
L'autore è Medico - Endocrinologo