Napoli

«Nessun processo, nessun contraddittorio, nessuna convocazione. Solo un tweet e un post su Instagram e Facebook. Questa è stata la mia defenestrazione da parte del leader di Azione, Carlo Calenda, che ha deciso - con toni più adatti a una lite da strada che a un leader di un partito che ha avuto esperienze di governo - di espellermi senza alcun rispetto per le regole statutarie, né per la mia dignità personale e istituzionale.» Lo dichiara in una nota il Consigliere regionale della Campania Pasquale Di Fenza, già capogruppo di Azione in Consiglio regionale, espulso lo scorso 8 agosto dopo un video in cui compariva nella sede dell'Assemblea regionale con due tik toker mentre intonavano l'inno di Mameli e sbandieravano il Tricolore. «Calenda ha scelto la gogna mediatica anziché il confronto e la richiesta di chiarimenti, a cui un vero leader politico dovrebbe attenersi e come prevede lo statuto. Ha trasformato un partito nato per promuovere la competenza e il rispetto delle istituzioni in un palco personale, dove chi non si allinea viene umiliato pubblicamente. Io non mi piego a questa logica autoritaria, offensiva e incompatibile con i principi democratici, che mi hanno sempre visto - e continueranno a vedermi - accanto ai più deboli. Non è un caso che abbia scelto di incontrare i giovani, anche attraverso i social e i nuovi linguaggi comunicativi».

Di Fenza, inoltre, annuncia di aver presentato ricorso contro la decisione di Calenda, assistito dall'avvocato Lorenzo Borrè del Foro di Roma - noto per aver difeso numerosi attivisti del M5S espulsi in modo arbitrario. «Con questo ricorso - spiega Di Fenza - intendiamo far valere le regole, evidenziando le violazioni procedurali e riaffermare il diritto al contraddittorio. Non si può guidare un partito come un profilo social personale: la politica non è un ring virtuale, ma un luogo di confronto reale, dove chi è eletto dai cittadini deve poter esercitare il suo mandato senza timore di ritorsioni arbitrarie.» E conclude: «Sono stato eletto dai cittadini, non da Calenda. Il mio impegno istituzionale continuerà con serietà, trasparenza e autonomia. Chi pensa di eliminare il dissenso a colpi di post sui social troverà risposte nelle aule di giustizia e, soprattutto, nella coscienza degli elettori».