Benevento

Avrebbe iniziato a trattarla male subito dopo l'inizio della convivenza, nel 2015, ma lei, anche quando si era sentita dire, durante la gravidanza, complici le malelingue del paese, che la figlia non era sua, non l'aveva mai denunciato per il “bene della famiglia”. Fino allo scorso 2 agosto, quando aveva chiesto l'intervento dei carabinieri, che l'avevano trasferita, con la bimba, in una struttura protetta.

E' il quadro nel quale sono maturati, su richiesta della Procura, l'allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alle parti offese per un 48enne di un centro dell'Alto Tammaro, indagato per maltrattamenti aggravati.

La misura è stata adottata dal gip Salvatore Perrotta in una inchiesta che ha messo nel mirino i comportamenti che, in stato di alterazione dovuto all'alcol, avrebbe mantenuto nei confronti della donna, pesantemente offesa, minacciata, anche alludendo al terribile omicidio della persona di Pannarano decapitata (“Ti faccio fare la fine di quello di Pannarano...”), e percossa a colpi di pugni e di padellate sulla testa.

Condotte alle quali lui avrebbe fatto seguire una sorta di 'pentimento' e la promessa, evidentemente non rispettata, di non bere più vino. Questa mattina l'interrogatorio di garanzia, nel corso del quale l'indagato, difeso dagli avvocati Massimo Cosenza e Massimiliano Cornacchione, si è avvalso della facoltà di non rispondere.