Una svolta storica nella diplomazia britannica. Il Regno Unito ha ufficializzato il riconoscimento dello Stato palestinese, unendosi a Australia, Canada e Portogallo. Una decisione che, nelle parole di Keir Starmer, intende «ravvivare la speranza di pace per palestinesi e israeliani» dopo mesi di bombardamenti, fame e disperazione a Gaza. Si tratta di una scelta carica di significato per Londra, legata al passato del mandato britannico sulla Palestina e alla Dichiarazione Balfour del 1917. Starmer non ha agito a cuor leggero: il Labour aveva già iscritto l’impegno nel proprio programma e le spinte della sinistra interna sono diventate decisive. «Chiediamo al governo israeliano di rimuovere restrizioni inaccettabili, consentire aiuti e porre fine a tattiche crudeli», ha dichiarato il premier britannico. Allo stesso tempo ha ribadito che Hamas deve rilasciare gli ostaggi e non avrà alcun ruolo nel futuro assetto della Palestina.

Il fronte internazionale e l’Assemblea Onu

Con questa decisione, salgono a oltre 140 i Paesi che riconoscono formalmente lo Stato palestinese. Altri potrebbero unirsi nei prossimi giorni durante l’Assemblea Generale dell’Onu, inclusi diversi Paesi europei e la Francia che ha già annunciato l’intenzione di formalizzare la scelta.Gerusalemme ha risposto con durezza. Netanyahu ha ribadito che «non ci sarà alcuno Stato palestinese» e ha accusato Londra di premiare Hamas. Anche il leader dell’opposizione Lapid critica l’esecutivo, accusandolo di aver trascinato Israele nel peggior disastro di sicurezza della sua storia. Il premier israeliano intende portare la questione sul tavolo dell’Onu e rafforzare i legami con Washington. La sua ultradestra, guidata da Itamar Ben Gvir, spinge per un’annessione immediata della Cisgiordania. Intanto l’Arabia Saudita e altri Paesi arabi osservano con cautela, mentre Trump prepara un incontro con leader musulmani.