Il Napoli che ha perso a Manchester, resistendo stoicamente per non prendere il triplo dei due gol effettivamente subiti, sarà grosso modo (vedrete) lo stesso che stasera scenderà in campo al Maradona contro il Pisa dell'ex difensore azzurro Raúl Albiol.
Antonio Conte, infatti, cambia solo se vi è assolutamente costretto dagli infortuni o da ogni altra forma, vera o presunta, di indisponibilità. Esempi ne sono Beukema per Rrahmani, dimostratosi poi di fatto molto più pronto di quanto il tecnico salentino pensasse, e Milinkovic-Savic per Meret, ma in questo caso più di qualcuno coltiva il sospetto che il capo dello staff tecnico non vedeva l'ora che accadesse (se no perché far spendere tanti soldi per una riserva?).
Le voci che parlano di un ritorno - per me sacrosanto - al 4-3-3 vedrete che saranno smentite dai fatti. Ma il Napoli ha un problema più urgente e complesso del modulo tattico che Conte sceglierà per affrontare i toscani a Fuorigrotta, ed è tutto negli imponderabili effetti della sostituzione di Kevin De Bruyne a Manchester al 21° del primo tempo. Non c'è giornalista, tifoso, uomo della strada che non abbia elogiato la straordinaria signorilità del belga al momento fatidico del cambio. Non so cosa abbia pensato, né so se vi sia un modo per saperlo, ma immagino di no.
La postura, lo sguardo, i comportamenti che hanno accompagnato e seguito la partita non hanno tradito nessuna emozione, né bella (ma quella sarebbe stata difficile) né brutta. Resta il valore simbolico di quanto accaduto, ed è tutto nel messaggio inequivocabilmente conte-centrico che è stato mandato, a tutti, giocatori (primo fra tutti De Bruyne) e presidente. Badate bene, non sto dicendo che non sia stato giusto cambiare il centrocampista per un difensore esterno di grande esperienza internazionale come Olivera, bensì che un conto è farlo a Londra o a Lisbona e un altro nella città e nello stadio dove l'asso belga aveva vissuto 10 anni straordinari di trionfi e dove è ancora amatissimo.
Certo un'atroce beffa del destino, come lo stesso Conte ha meritoriamente puntualizzato nel post-partita, ma che avrebbe potuto essere gestita forse con un atteggiamento diverso in campo e fuori. Resta il fatto che qualunque cambio in quel frangente fosse stato fatto sarebbe stato accolto con scarso favore e sottoposto alla rigida regola non scritta del bastiancontrario, e in ogni caso senza la necessaria controprova che gli esiti sarebbero stati migliori. Questo è il vero snodo di stasera, altro che "riscatto": sapere se il gruppo, Kevin in testa, è con il suo condottiero oppure no.