La Giunta per le immunità del Senato ha approvato a maggioranza la proposta avanzata dalla relatrice Erika Stefani della Lega di sollevare un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale nei confronti della Procura della Repubblica di Milano. L’oggetto del contendere è l’utilizzo di intercettazioni e corrispondenza elettronica nell’inchiesta sulla presunta truffa ai danni dell’INPS che coinvolge la ministra del Turismo e senatrice di Fratelli d’Italia, Daniela Santanchè. Le forze di opposizione hanno votato contro, mentre Italia Viva non ha partecipato alla votazione.

Le motivazioni del conflitto

Secondo la relatrice Stefani, la Procura avrebbe utilizzato trascrizioni di conversazioni registrate clandestinamente da un privato e numerose mail scambiate con la senatrice Santanchè. Tali materiali, ha spiegato, non possono essere trattati come semplici documenti d’indagine senza una preventiva autorizzazione parlamentare. La giurisprudenza della Corte costituzionale, ha ricordato, stabilisce che la corrispondenza, anche se archiviata su un computer, conserva la propria natura fino a quando non assume carattere storico. Il senatore Alfredo Bazoli del Partito democratico aveva chiesto un rinvio dell’esame, sostenendo che il Tribunale di Milano potrebbe decidere di escludere parte del materiale contestato sulla base di un’istanza della difesa. La Giunta ha respinto la richiesta, scegliendo di procedere subito con la delibera.

Le reazioni della ministra

Daniela Santanchè ha accolto la decisione con cautela, affermando che sarà ora la Corte costituzionale a stabilire se l’uso delle conversazioni e delle mail fosse legittimo. La ministra ha sottolineato come la vicenda si concentri non sul merito delle accuse, ma sul rispetto delle prerogative che la Costituzione riconosce ai parlamentari.

Gli sviluppi giudiziari paralleli

Intanto la Procura di Milano, nel processo per falso in bilancio relativo a Visibilia, ha chiesto lo stralcio di mail, chat e messaggi in cui Santanchè è coinvolta, applicando la sentenza della Corte costituzionale del 2023 nota come “Renzi-Open”. Tale pronuncia aveva stabilito che la corrispondenza dei parlamentari, anche se intrattenuta con soggetti esterni, non può essere acquisita o utilizzata senza l’autorizzazione della Camera di appartenenza.

Il significato del conflitto di attribuzione

Il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato è lo strumento previsto dall’articolo 134 della Costituzione e disciplinato dalla legge costituzionale 87 del 1953. Può essere sollevato quando un organo dello Stato ritiene che un altro abbia invaso la propria sfera di competenza. In questi casi la Corte costituzionale è chiamata a dirimere la controversia, stabilendo se vi sia stata una violazione delle prerogative costituzionalmente garantite. Nel caso specifico, il Senato ritiene che la Procura di Milano abbia violato l’articolo 68 della Costituzione, che tutela le comunicazioni dei parlamentari, utilizzando corrispondenza senza la preventiva autorizzazione della Camera di appartenenza.

Le prospettive davanti alla Consulta

Sarà quindi la Corte costituzionale a valutare se l’acquisizione e l’uso del materiale investigativo configurino una violazione delle prerogative parlamentari. La decisione avrà conseguenze non solo sul procedimento che coinvolge Daniela Santanchè, ma anche sull’interpretazione futura dei limiti che la magistratura deve rispettare nell’utilizzo delle comunicazioni elettroniche dei parlamentari.