Il modello organizzativo 118 e la demedicalizzazione delle ambulanze nel Sannio ancora al centro delle polemiche.
La federazione Cimo Fesmed, sezione di Benevento, attraverso il Segretario Aziendale ASL Bn, Emilio Tazza esprime “forte preoccupazione” sulle recenti dichiarazioni rilasciate a riguardo dalla direttrice dell'Asl, Tiziana Spinosa.
“Non possiamo dimenticare che al momento del suo insediamento lo stesso Direttore aveva indicato come prioritaria la questione del 118, ma invece di rafforzare l’assistenza territoriale in una ASL priva di ospedali, le sue dichiarazioni rischiano di indebolire la risposta sanitaria soprattutto nelle aree interne dove l’assenza del medico aumenta il rischio clinico dei pazienti. È bene precisare che le linee guida nazionali e regionali non impongono processi di demedicalizzazione del sistema 118, ma al contrario ribadiscono la necessità di un modello integrato e multi professionale in cui la figura del medico rappresenta un presidio essenziale di sicurezza clinica e un riferimento insostituibile per i cittadini. Incomprensibile appare anche l’affermazione “I medici sulle ambulanze ci saranno laddove servono”: è superfluo ricordare che, in conformità alle indicazioni fornite dalla Regione Campania con la Legge Regionale sull’emergenza e con i successivi indirizzi operativi di riorganizzazione, i medici dell’emergenza-urgenza “servono” sempre nelle postazioni PSAUT, SAUT. Inoltre, se poi si vuole richiamare il quadro normativo nazionale, è sufficiente ricordare che negli ultimi due anni sono stati emanati ben sette provvedimenti di legge per fronteggiare la carenza di medici dell’emergenza, sollecitando le Aziende sanitarie a ricorrere alle cosiddette prestazioni aggiuntive. Eppure la ASL di Benevento continua a sottoutilizzarle, invocando come pretesto presunti limiti normativi sull’orario di lavoro che, in realtà, non esistono. La sicurezza dei cittadini e la qualità del servizio non possono essere sacrificate alla sola logica del risparmio o a modelli mutuati da realtà metropolitane dove la vicinanza degli ospedali consente soluzioni non praticabili nelle aree interne del nostro territorio. In questo contesto, il confronto istituzionale con i Sindaci – autorità sanitaria del territorio – con le rappresentanze sindacali e con le associazioni, costituisce la premessa imprescindibile per prevenire errori derivanti da inopportune decisioni unilaterali. Come Organizzazione Sindacale abbiamo chiesto un incontro per illustrare le nostre proposte nell’ottica del dialogo costruttivo. Restiamo in attesa di una convocazione. Se il Direttore Generale della ASL si farà portavoce di decisioni calate dall’alto, ci vedremmo costretti a valutare l’avvio dello stato di agitazione a tutela dei professionisti e del diritto alla salute dei cittadini”.