Cominciamo dalla premessa. Il Napoli si presentava contro il Milan allo stadio Giuseppe Meazza - per me, e per il popolo di cui faccio orgogliosamente parte, sempre e per sempre solo San Siro - con una formazione del tutto inedita in difesa. Se mi chiedete perché, però, confesso di non sapervi rispondere.
Per quanto certi dell'infortunio di Alessandro Buongiorno non lo eravamo affatto di quelli, in sequenza, di Amir Rrahmani, prima tornato disponibile e poi scomparso dai radar, Leonardo Spinazzola e Mathías Olivera (in coppia), per i quali fonti giornalistiche avevano parlato apertamente di generico "affaticamento", e dello stesso Sam Beukema, non schierato dall'inizio, non si sa se perché indaffarato già nelle compere natalizie o se perché distratto dagli impegni casalinghi.
Di certo c'era che giocavano il 21enne Luca Marianucci al centro della difesa, che non era ancora sceso in campo neanche per seminare il prato, e, come esterno sinistro, tal Miguel Gutiérrez, fino a ora non visto mai neanche al supermercato fare la spesa. Insomma, come aveva giustamente fatto notare il Pampa Sosa (sempre) in premessa: "Io oggi non metterò nel caso un voto negativo a Marianucci o Gutierrez, nel caso senza voto, perché sono all’esordio e a Milano e non è loro, nel caso, la responsabilità. Spero nelle pagelle post-partita di mettergli un bel voto. Sono passate 5 giornate, poche ok, ma non potevano entrare prima? Anche solo per una parte?".
La risposta a questa domanda non ce l'aveva nessuno (almeno sempre in premessa), se non il buon Antonio Conte, che infatti, molto probabilmente, avrebbe taciuto, se la questione gli fosse stata posta in quello specifico arco temporale. Resta il fatto che l'ultima linea di calciatori posta a protezione della porta azzuurra nei primi 30 minuti della partita era degna dei migliori film dell'orrore. Se a questo si aggiungevano (oltrepassato il tempo delle premesse) le prestazioni sontuosamente incolori di Zambo Anguissa e (ancor di più) di Kevin De Bruyne, era chiaro quanto io vado ormai da tempo predicando nel deserto, e cioè che gli azzurri o giocano col 4-3-3 oppure non vanno da nessuna parte. Intanto il tempo passava e, tra due passeggiatori al centro del campo e due spaesati in retroguardia, il Napoli incassava senza colpo ferire e solo nel primo tempo due gol, rischiando di subirne almeno un altro paio. Se questa è la squadra che dovrà difendere lo scudetto le premesse qui esposte costituiscono parte integrante dei fatti che ne sono seguiti.