Caivano

Il coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani esprime grande preoccupazione per quanto accaduto a Caivano, dove don Maurizio Patriciello, simbolo di resistenza civile e di fede incrollabile nella giustizia, è stato destinatario di un gesto intimidatorio che ha il sapore amaro di una minaccia alla comunità intera.

"Consegnare un proiettile nel corso di una celebrazione religiosa, alla presenza di bambini e famiglie, non è soltanto un attacco alla persona, ma un’offesa profonda al senso di comunità e alla speranza di riscatto di un territorio che chiede con forza dignità e libertà".

In momenti come questo, la scuola non può tacere. La scuola è l'unica vera frontera contro la camorra - afferma il presidente Romano Pesavento - il luogo dove i semi della legalità e della responsabilità possono crescere e trasformarsi in radici solide, capaci di resistere all’arroganza della criminalità organizzata.

Ogni lezione, ogni parola spesa per educare alla cittadinanza, diventa una risposta concreta a chi vorrebbe imporre la legge della paura.

Per questo motivo il mondo della scuola intero, dalle aule dei piccoli comuni alle università, deve stringersi attorno a don Maurizio Patriciello e a quanti, come la giornalista Marilena Natale, rischiano in prima persona per difendere la verità e la libertà.

Non si tratta solo di solidarietà formale, ma di un impegno reale: educare i giovani a riconoscere e respingere la cultura dell’omertà, insegnare loro che il coraggio di dire no alla violenza e alla sopraffazione è la condizione essenziale per costruire un futuro migliore. In una società che sembra spesso assuefatta all’intimidazione, è urgente che la scuola diventi la voce alta e limpida che richiama tutti al dovere della responsabilità e della partecipazione.

Oggi più che mai è necessario che la società civile non lasci soli i suoi testimoni più esposti, perché proteggerli significa proteggere noi stessi e il nostro diritto a vivere liberi dalla paura.

La scuola, con il suo patrimonio di passione e di impegno educativo, vuole essere al fianco di don Maurizio, affermando che la camorra non potrà mai soffocare la luce della conoscenza. Se lo Stato deve garantire protezione, la scuola deve insegnare a resistere, e la società civile deve farsi comunità unita attorno a chi non si piega.

La storia ci insegna che ogni conquista di civiltà nasce da uomini e donne capaci di opporsi al silenzio e all’indifferenza. Oggi quella lezione deve arrivare nelle aule, tra i banchi, nei libri, nei progetti educativi. Ogni ragazzo che impara a distinguere la legalità dalla prepotenza, ogni ragazza che riconosce la forza della solidarietà rispetto al ricatto, diventa testimone di un cambiamento possibile.

Non è sufficiente indignarsi per l’ennesimo episodio di minaccia: occorre trasformare l’indignazione in cultura, in impegno quotidiano, in cittadinanza attiva. La scuola ha il compito di far nascere una generazione che non si lasci incantare dall’apparente potere della violenza, ma che scelga la strada più difficile e coraggiosa, quella della giustizia.

Don Patriciello non è solo: con lui cammina un Paese che crede ancora nella forza dell’educazione e nella dignità della vita. Con lui cammina la scuola italiana, che non abbasserà mai la testa di fronte all’intimidazione e che continuerà a insegnare ai giovani che la libertà e i diritti non hanno prezzo".