La Global Sumud Flotilla, composta da circa quarantacinque imbarcazioni con a bordo anche attivisti italiani, ha raggiunto la fascia marittima definita “ad alto rischio”, a meno di 150 miglia nautiche dalla costa di Gaza. È in questo tratto che, storicamente, le precedenti missioni umanitarie sono state intercettate o attaccate. L’avvicinamento è avvenuto nonostante gli avvisi ricevuti dalla fregata Alpino della Marina italiana, che aveva segnalato la propria impossibilità a proseguire oltre la soglia stabilita. Gli attivisti hanno denunciato il loro primo contatto diretto con le forze navali israeliane. Secondo i racconti, una grande nave militare e alcuni motoscafi hanno circondato l’imbarcazione di testa della flottiglia per circa sei minuti, riuscendo a disattivarne i sistemi di comunicazione. Il capitano della nave Alma è stato costretto a una brusca manovra per evitare una collisione. Episodi simili si sarebbero verificati attorno alla nave Sirius, circondata più a lungo dalle unità militari.

Le segnalazioni di imbarcazioni sconosciute

Durante la notte altre imbarcazioni, prive di luci di navigazione e non identificate, si sono avvicinate alla flottiglia. I partecipanti hanno applicato i protocolli di sicurezza previsti in caso di abbordaggio, mentre i natanti sconosciuti si sono mantenuti a distanza senza procedere a contatti diretti. La portavoce italiana Maria Elena Delia ha confermato l’episodio, sottolineando che la rotta verso Gaza non è stata interrotta e che la flottiglia si sta ormai avvicinando al limite delle 120 miglia nautiche. Fino a questo punto la presenza delle marine di Italia e Spagna aveva garantito un margine di protezione, ma l’accompagnamento si è fermato all’altezza delle 150 miglia, come previsto. La scelta riflette la volontà di non oltrepassare il confine di rischio in cui Israele rivendica il diritto di applicare il blocco navale sulla Striscia. L’assenza di scorte lascia ora la flottiglia esposta a possibili manovre di abbordaggio.

Il nodo giuridico e la prospettiva dello scontro

La vicenda riapre il dibattito sul blocco navale imposto da Israele a Gaza, considerato legittimo da Tel Aviv come misura di sicurezza ma giudicato dagli attivisti una violazione del diritto umanitario internazionale. Negli anni passati episodi simili si sono conclusi con sequestri, detenzioni e scontri diplomatici. La comunità internazionale osserva con attenzione l’evolversi delle ore, poiché l’ingresso della flottiglia nell’area delle 120 miglia segna il punto in cui le precedenti spedizioni furono intercettate con la forza.