“Il delirio di rovina: quando la mente decide che tutto è finito”. Si intitola così la riflessione che la psicologa e criminologa Roberta Bruzzone dedica, sui social alla tragedia di Paupisi.
“Il caso di Paupisi – scrive l'esperta - ci lascia davanti a uno scenario agghiacciante: un uomo che uccide la moglie, colpisce i figli e tenta di trascinarli nella sua stessa caduta. Episodi come questo non nascono dal nulla: spesso dietro c’è un meccanismo psichico devastante, quello che in psicologia forense chiamiamo delirio di rovina.
Si tratta di una condizione in cui la persona è convinta che la propria vita sia ormai distrutta, senza più alcuna via d’uscita. Una spirale mentale che trasforma la disperazione in un progetto criminale.
E quando questa convinzione si salda con l’idea che i familiari siano una “estensione di sé”, il passo verso la strage familiare diventa drammaticamente possibile.
Quali sono i segnali a cui prestare attenzione? Eccoli in sintesi:
• Litigi ricorrenti e escalation di aggressività: non semplici discussioni, ma conflitti che diventano la norma quotidiana.
• Frasi catastrofiche e senza ritorno: “non c’è più nulla da fare”, “la mia vita è finita”, “è meglio morire tutti”.
• Rigidità assoluta: il soggetto vede solo bianco o nero, nessuna possibilità intermedia.
• Gesti eccentrici e incomprensibili: comportamenti pubblici strani, simbolici, apparentemente “senza senso”, che però sono campanelli d’allarme.
• Coinvolgimento ossessivo della famiglia: il pensiero che “se io crollo, devono crollare anche loro”.
Questi indicatori, presi singolarmente, possono sembrare piccoli dettagli. Ma quando si combinano, diventano un segnale preciso che la mente sta preparando un piano estremo.
Il punto è che queste tragedie non arrivano mai “all’improvviso”: i segni ci sono quasi sempre, ma vanno colti, interpretati e segnalati in tempo.
Perché il delirio di rovina è come un terremoto interiore, scuote in silenzio e poi devasta tutto".