Domani il Cairo tornerà ad essere il crocevia della diplomazia mediorientale. Una delegazione di Hamas siederà al tavolo con rappresentanti di Qatar, Egitto e Stati Uniti per discutere il rilascio degli ostaggi israeliani ancora detenuti nella Striscia di Gaza. Secondo fonti vicine ai negoziati, la prima fase dell’intesa dovrebbe riguardare la liberazione dei prigionieri ancora in vita, mentre le successive potrebbero toccare questioni più delicate: un progressivo ritiro militare israeliano e la scarcerazione di centinaia di detenuti palestinesi. I colloqui, riservati ma intensi, rappresentano un nuovo tentativo di far ripartire un processo di de-escalation dopo mesi di guerra e di blocco umanitario.

Gaza si prepara all’emergenza

Mentre i diplomatici si preparano a negoziare, il terreno si muove. Decine di mezzi pesanti egiziani sono entrati nella Striscia di Gaza per allestire nuovi campi profughi temporanei nell’area centrale dell’enclave, vicino ad Al Bureij. Secondo quanto riferito da “Al Arabiya”, bulldozer e camion stanno rimuovendo macerie e asfaltando nuove strade con l’obiettivo dichiarato di alleviare la sofferenza dei civili e di impedire lo sfollamento verso l’esterno della Striscia. L’Egitto, tradizionalmente garante dei confini e mediatore tra le parti, si ritaglia così un ruolo operativo oltre che diplomatico, cercando di contenere una crisi che rischia di travolgere l’intera regione.

Hamas accusa, Israele respinge

Sul fronte militare la tensione non accenna a diminuire. Hamas ha denunciato nuovi “crimini orribili e massacri” compiuti dall’esercito israeliano, accusato di aver ucciso settanta persone sabato scorso. “Le dichiarazioni di Netanyahu sulla riduzione delle operazioni militari contro civili indifesi sono una menzogna”, ha affermato un portavoce del movimento. Israele, dal canto suo, continua a sostenere che le operazioni mirano esclusivamente a obiettivi militari e infrastrutture di Hamas.

La flottiglia espulsa

Nel frattempo si chiude un altro capitolo di tensione: ventinove partecipanti alla missione della flottiglia “Sumoud”, diretta verso Gaza per rompere simbolicamente l’assedio, sono stati espulsi da Israele e imbarcati su un volo per Madrid. Tra loro ventuno cittadini spagnoli, quattro portoghesi e quattro olandesi. “Israele è interessato a espellere tutti i partecipanti a questa provocazione il più rapidamente possibile – ha dichiarato il ministero degli Esteri di Tel Aviv – ma alcuni hanno scelto di prolungare il processo legale. Tutti i loro diritti sono stati garantiti”.

Una tregua fragile

Il ritorno al dialogo al Cairo non basta a dissipare le ombre di un conflitto che continua a consumarsi tra diplomazia e violenza. Ogni spiraglio di trattativa sembra appeso a un equilibrio precario, sospeso tra la volontà di salvare vite e la determinazione delle parti a non cedere terreno politico o militare. Nella capitale egiziana, domani, si proverà ancora una volta a intrecciare le due strade: quella della trattativa e quella della sopravvivenza.