"Cari ragazzi, vi scrivo con il cuore di un padre che porta nella preghiera la vita, i sogni e anche le fatiche di ciascuno di voi. La vostra età è il tempo delle passioni, della speranza e del desiderio di libertà, ma può diventare anche un tempo fragile, segnato da ferite che fanno male dentro. Una di queste ferite si chiama bullismo.
Il bullismo non è un gioco. È un’offesa profonda alla dignità di una persona: umilia, ferisce, isola. Fa male a chi lo subisce e, in realtà, impoverisce anche chi lo compie. Perché quando si fa del male ad una persona, ci si allontana da se stessi e dalla propria verità più bella".
E' il monito del Vescovo Sergio Melillo rivolto ai giovani.
"Quando giungono notizie di episodi di bullismo, penso non solo al dolore dei ragazzi coinvolti, ma anche ai fallimenti degli adulti – educativi, familiari e comunitari – che non sempre riescono a essere testimoni credibili di rispetto e di fraternità. Per questo vi dico che il bullismo interpella tutti: non solo i ragazzi, ma anche i genitori, gli insegnanti, gli educatori, la comunità.
«Abbiamo tutti un cuore da difendere» (Marco Mengoni). È una frase semplice ma forte: ognuno di noi porta dentro una fragilità e un tesoro che vanno custoditi. Nessuno ha il diritto di calpestare il cuore di un altro, e ciascuno ha il dovere di proteggere la propria e l’altrui dignità.
E lo scrittore Antoine de Saint-Exupéry aggiunge: «Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi». Guardare con il cuore significa riconoscere nell’altro non un rivale o un bersaglio, ma un fratello, un compagno di viaggio, un dono unico di Dio.
Perciò vi chiedo: non rimanete indifferenti. Non voltate lo sguardo davanti a chi è escluso, deriso, ferito.
Il coraggio più grande non è alzare la voce per ridere degli altri, ma difendere chi è fragile. Scegliere la vita significa scegliere di costruire, non di distruggere; significa orientare i propri gesti e le proprie parole a far crescere, mai ad abbattere.
E a voi che portate nel cuore il dolore del bullismo dico: non rimanete soli. Cercate aiuto, confidatevi, fatevi ascoltare. È un atto di forza, non di debolezza. A chi, invece, forse si riconosce nei gesti del bullo, ricordo che c’è sempre una possibilità di cambiare, di chiedere perdono, di ripartire: la misericordia di Dio è più grande di ogni nostro errore.
Non dimenticate mai che la vita è un dono, e che in ciascuno di voi abita una vocazione positiva: siete chiamati non solo a difendervi dal male, ma anche a coltivare un progetto di bene, mettendo i vostri talenti a servizio degli altri. È lì che la vita diventa piena: quando smette di ripiegarsi su se stessa e si apre alla fraternità, all’amicizia vera, all’impegno generoso.
Il mio sogno - continua Melillo - è che diventiate costruttori di fraternità: ragazzi e ragazze capaci di tessere legami veri, di creare spazi di rispetto, di amicizia e di solidarietà. Basteranno gesti semplici – un sorriso, una parola che incoraggia, un invito a non lasciare nessuno indietro – per cambiare davvero l’aria intorno a voi. In questo modo vivrete la gioia di una vita scelta bene, donata e spesa per qualcosa di grande.
E mi sento di dover dire una parola agli adulti: la lotta al bullismo non può essere compito solo dei ragazzi. È una responsabilità educativa che chiama in causa la famiglia, la scuola, la società e anche la Chiesa. Solo insieme, unendo le forze, possiamo offrire ai giovani un terreno buono in cui crescere liberi e felici.
Vi affido alla protezione di Maria, Madre tenera e forte, e invoco su di voi la benedizione del Signore, perché possiate camminare con fiducia verso il futuro. Abbiate il coraggio di scegliere la vita, di sognare una società migliore. Con affetto e speranza".