Benevento

Chiesta dal pm Patrizia Filomena Rosa la condanna delle 14 persone - una quindicesima è deceduta, per altre ventidue è scattata la prescrizione – rinviate a giudizio nell'inchiesta della Digos sulla gestione di alcuni centri migranti nel Sannio.

Queste le pene proposte: 5 anni e 6 mesi a Paolo Di Donato (avvocati Pietro Farina e Vittorio Fucci) , 55 anni, di Sant'Agata dei Goti,creatore e gestore di fatto di Maleventum, il Consorzio costituito da più cooperative, ognuna delle quali gestiva una struttura di accoglienza; 4 anni e 8 mesi a Felice Panzone (avvocato Alessio Lazazzera), 66 anni, di Montecalvo Irpino, fino al gennaio 2017 funzionario aggregato alla Prefettura di Benevento; 4 anni a Salvatore Ruta (avvocato Fucci), 66 anni, di Airola, carabiniere, per il quale è stata chiesta l'assoluzione, perchè il fatto non sussiste, da due addebti di truffa assicurativa e bracconaggio; 4 anni anche a Cosimo Matarazzo (avvocati Angelo Leone e Grazia Luongo), 64 anni, di Vitulano, titolare di una cooperativa, Domenico Coppolaro (avvocato Raffaele Scarinzi), 70 anni, di Campoli Monte del Taburno, Lucio Di Maio (avvocato Luongo d'uffico), 62 anni, di Napoli,ex funzionario della questura di Benevento addetto all'ufficio immigrazione; 3 anni a Giuseppe Pavone (avvocato Luca Guerra), 60 anni, di Benevento, dipendente del ministero della Giustizia che all'epoca lavorava in Procura, 2 anni e 2 mesi a Salvatore Sorriento (avvocato Clara Niola), 47 anni, di Gricignano; Paola Cantone (avvocato Niola), 52 anni, di Lusciano; Carmine Della Gatta (avvocati Giovanni Cantelli e Niola), 51 anni, di Gricignano, responsabili legali delle cooperative riunite in un'Ati alla quale era affidata la gestione di una strutura a Durazzano; 2 anni a Rolando Di Bernardo (avvocati Mariateresa Del Ciampo e Carmine Monaco), 60 anni, di Benevento, Nunzia Romano (avvocato Monica Del Grosso),53 anni, di Sant'Angelo a Cupolo, Angelo Collarile (avvocato Del Grosso), 53 anni, di Benevento, rispettivamente socio, gestore di fatto e amministratore di una società che si occupava di un centro a Calvi, 2 anni, infine, a Giuseppe Caligiure (avvocato Farina), 77 anni, di Sant'Agata dei Goti, responsabile di un centro.

Le accuse a vario titolo: associazione per delinquere, turbativa di gara, corruzione, induzione indebita, truffa (per Pavone in relazione alle assenze dal luogo di lavoro per malattia o per permessi legati alle legge 104 che avrebbe utilizzato per le consegne per conto dell'impresa della coniuge).

Quattro ore e più: è durata fino alle 17 la requisitoria della dottoressa Rosa, che ha ripercorso l'avvio delle indagini nel novembre 2015 ed ha passato in rassegna le singole posizioni dopo aver descritto il quadro complessivo. Facendo ricorso, citando il contenuto di numerose delle migliaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali, ad una immagine: “Un treno in corsa, che deve correre”. E' un “affare da 40-50mila euro al giorno”, quello dell'accoglienza dei migranti, con “due centri di interesse”: da una parte Di Donato, “un grande imprenditore che non fa beneficenza, al quale si rivolgono tutti”, dall'altra Panzone, “che non hai mai preso soldi da qualcuno”.

Lo definisce un “ottimo organizzatore”, ricorda che lui si attribuisce il ruolo di “macchinista del treno: non ha potere di firma, ma prepara bene il piatto relativo all'assegnazione degli stranieri ai vari centri. Il suo obiettivo è stringere rapporti con le società, in modo che debbano ricambiare quando chiederà, magari, che venga presa a lavorare una determinata persona” Il Pm sottolinea che “non si contesta di aver favorito, tranne qualche caso, qualcuno, ma di aver chiuso un occhio e di non aver controllato”.

Attenzione puntata sui colloqui tra Di Donato, che viene a sapere di essere indagato, e Panzone: entrambi mostrano preoccupazione, “temono di pagare per tutti”. E non sarebbe giusto: “perchè tutti sapevano”, ha concluso Rosa.

Parti civili il ministero dell'Interno con l'avvocato Stefano De Rosa, e Assicurazioni Axa con l'avvocato Francesco Criscoli.

Il 13 novembre le arringhe della difesa, poi la sentenza del Tribunale (presidente Fallarino, a latere Telaro e Nuzzo).