Michelangelo Rampulla, ex preparatore dei portieri della Salernitana, torna sulla sua esperienza in granata. Presente all’evento di inizio stagione agonistica per l’Asd Sanseverinese allo stadio Superga di Mercato San Severino, l’ex numero uno della Juventus ha raccontato le sue sensazioni prima dell’addio alla Bersagliera: “E’ stata un’esperienza meravigliosa. La Salernitana non si era mai salvata per due anni consecutivi e sono arrivate due permanenze in serie A, una delle quali quasi insperata. Abbiamo avuto la fortuna di fare due bei campionati. Quella del 7 per cento resta meravigliosa, qualcosa di irripetibile, nessuno ci sperava. La seconda con Paulo Sousa fu una grande cavalcata, con un girone di ritorno meraviglioso. Si stava creando qualcosa di speciale per Salerno. Poi le cose non sono andate bene per tanti motivi. Mi dispiace aver lasciato un lavoro incompiuto.
Ricordi dell’avventura in granata? Ho sentito qualche settimana fa Gabriele Stoppino e Manuele Cacicia, dello staff di Nicola. Ovvio che sono rimasto unito a Paulo Sousa per i nostri trascorsi alla Juventus. Ci sentiamo spesso, sono andato a trovarlo in Portogallo. E’ un rapporto che va avanti da 30 anni. Cosa sarebbe stata la Salernitana con Paulo Sousa in panchina? Forse quello è il più grande “se…” della storia recente. Forse con lui in panchina starei da un’altra parte".
Il discorso si sposta sul momento attuale della Salernitana: "Sta facendo bene. Stanno ricostruendo una realtà importante. La serie C è un campionato importante, lo stanno affrontando con un direttore sportivo come Faggiano molto competente e con un allenatore come Raffaele che conosce bene la categoria. Tra l’altro è mio corregionale, sono contento per lui e gli auguro di poter portare la Salernitana dove merita.
Infine la commozione per Andrea Fortunato, omaggiato ieri mattina con Stefano Tacconi, Alessio Tacchinardi, Fabrizio Ravanelli, Angelo Di Livio e Moreno Torricelli: "Tanti sono i ricordi. Ci accomunava ad esempio anche il fatto di avere lo stesso procuratore. Eravamo spesso a contatto. Io ero quello più grande di quella squadra, Andrea era un giovane più che promettente, faceva parte della Nazionale. Aveva un futuro davanti a sé radioso. Poi la vita gli ha messo questo ostacolo insuperabile. Però di lui ho un ricordo bello, solare, prezioso che porto con me. Era un grande calciatore ed era un dovere ricordarlo”.