Napoli

Nel pomeriggio  decine di persone si sono radunate  a Porta Capuana per dire “basta” a violenze e degrado. Un sit-in spontaneo, carico di rabbia e consapevolezza, in cui la gente si è tinta le mani di nero, lasciando le impronte su lenzuoli bianchi stesi sotto il monumentale arco di ingresso alla città. Un gesto simbolico forte: “Abbiamo tutti le mani sporche. Nessuno è innocente, siamo tutti colpevoli”.

La violenza brutale sabato all'alba 

Una violenza brutale: all’alba di sabato 11 ottobre, una donna di 30 anni è stata aggredita e violentata in via Enrico De Nicola, nel cuore di Porta Capuana. A salvarla, il coraggio di una turista francese e l’intervento di alcuni passanti, che hanno poi bloccato l’aggressore, un 29enne di origine marocchina, irregolare sul territorio italiano e già noto alle forze dell’ordine.

“Siamo tutti responsabili”: il grido del quartiere

Porta Capuana non ci sta. Le parole che risuonano tra le torri antiche non sono solo di condanna, ma di autoaccusa collettiva. “È lo spirito civico del quartiere che si ribella alla violenza”, spiega Michele Tortora, presidente della Commissione Sicurezza della IV Municipalità. Le lenzuola bianche con le mani impresse rappresentano un messaggio chiaro: la comunità non vuole più tacere.

Raffaella Guarracino, assessora al welfare della stessa municipalità, va oltre: “Prima di essere un'amministratrice, sono una donna e una madre. Qui la violenza sessuale è solo l’ultimo di una lunga serie di abusi. Viviamo tra spaccio, aggressioni e degrado. Le politiche sociali da sole non bastano più. Servono sicurezza e legalità, altrimenti questa città non rinascerà mai”.

A parlare è anche la madre della vittima, in un post anonimo su Facebook: “Grazie agli angeli che hanno soccorso mia figlia”. Un messaggio di dolore, ma anche di gratitudine verso chi non è rimasto a guardare.

Un’aggressione che scuote la città

La dinamica dell’aggressione è raccapricciante. La giovane, di ritorno da una serata con amici, è stata seguita, assalita di spalle e violentata a terra. Le sue urla hanno attirato l’attenzione di Alice, una turista francese, che ha allertato una guardia giurata e la polizia. L’uomo, ubriaco, è stato bloccato da un gruppo di residenti e consegnato alle forze dell’ordine.

Per la vittima, 21 giorni di prognosi e un incubo difficile da cancellare. Il Comune di Napoli ha espresso “profonda vicinanza” e ha ringraziato i cittadini e le forze dell’ordine per il tempestivo intervento. In particolare, è stato sottolineato il gesto della cittadina francese, che non ha esitato a intervenire.

Sicurezza sotto osservazione: il Prefetto convoca il Comitato

La reazione delle istituzioni non si è fatta attendere. Il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha convocato d’urgenza il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, annunciando un rafforzamento dei controlli nelle zone più a rischio della città, in particolare Porta Capuana e i Quartieri Spagnoli.

“Questi episodi sono preoccupanti e non possono essere ignorati – ha dichiarato il Prefetto – dobbiamo monitorare costantemente e rassicurare la popolazione. Il Comune sta già operando bene e intensificherà le attività della polizia amministrativa”. La zona di Porta Capuana è già inserita tra le cosiddette “aree rosse”, ma i cittadini chiedono di più: presidi fissi, anche notturni, e una presenza costante delle forze dell’ordine.

Un quartiere che chiede riscatto

Porta Capuana è uno snodo storico di Napoli, oggi simbolo di una città ferita ma non rassegnata. Le parole di Ulderico Carraturo, commerciante aggredito qualche settimana fa, parlano chiaro: “È una tragedia annunciata. La notte qui non si dorme. Ma non molliamo: il sit-in lo abbiamo voluto noi, con i commercianti e le famiglie, italiane e straniere, che vivono il quartiere e vogliono cambiarlo”.

La violenza subita dalla 30enne ha riacceso i riflettori su una crisi più ampia, fatta di disagio sociale e mancanza di presidio urbano. Ma ha anche rivelato un’energia sotterranea, un senso civico che rifiuta l’indifferenza. Oggi Porta Capuana non chiede solo giustizia: chiede sicurezza. E lo fa a voce alta, con le mani sporche di vernice nera.